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Europa e Medio Oriente, operatori del diritto a servizio della pace


di Franco Ligi - Segretario generale del Comitato di Informazioni ed Iniziative per la Pace (COMIN)

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Parlare per ultimo ha lo svantaggio di trovare il pubblico stanco ma ha il vantaggio che ormai è stato detto quasi tutto e dunque si può ridurre l’intervento a pochi punti essenziali.

Vorrei ricordare un esempio abbastanza recente: quello della Bosnia, dove mussulmani e cristiani si combattevano accanitamente e si è riusciti a portare la pace con una forza internazionale e favorendo lo sviluppo economico. Questo fu, in breve, l’accordo di Dayton che ha dimostrato di funzionare. E’ anche interessante che le autorità religiose di Sarajevo, che durante la guerra civile in gran parte avevano parteggiato per le rispettive fazioni o comunque avevano mancato per omissione, si sono accordate per una dichiarazione comune, che è il primo impegno al mondo di quattro religioni (cattolica, ortodossa, mussulmana ed ebrea) che solennemente e in termini concreti si impegnano a lavorare insieme per la pace.

A Gerusalemme occorre seguire l’esempio di Sarajevo e le autorità religiose, colpevoli quanto meno per omissione, devono essere coinvolte nell’impegno per la pace, per cercare di sciogliere l’odio etnico e religioso.

Occorre poi isolare e combattere insieme i terroristi che usurpano i valori religiosi e portano la guerra al livello più basso della barbarie, perché si mira a colpire gli innocenti.

Occorre anche isolare i fanatici israeliani che guardano alla storia antica più che alla realtà presente. E’ inconcepibile che un popolo che ha tanto sofferto non capisca la sofferenza dei palestinesi. E’ poi abbastanza paradossale ma questi due popoli si somigliano, perché i palestinesi sono i più intelligenti e i più perseguitati del mondo arabo.

E’ vero che questi due popoli vivono su un territorio molto ristretto ma nella nostra epoca il territorio va perdendo importanza, dal punto di vista economico, militare ecc. Oggi quel che conta è lo scambio di manodopera, capitali creatività informazioni. Oggi più che confini sicuri ci vogliono vicini sicuri.

C’è pio il problema degli insediamenti, davanti al quale non ci possiamo scandalizzare perché tutti nella storia, anche recente, hanno cercato di fare quel che ha fatto Israele: inquinare con i propri insediamenti l’omogeneità della popolazione avversa. E’ un problema che deve essere risolto con equilibrio e buon senso perché non si può consegnare alla Palestina una pelle di leopardo.

Anche il problema del rientro dei profughi palestinesi deve essere risolto con cautela e ponderazione per evitare anche un afflusso massiccio di profughi palestinesi schiacci Israele.

In questa fase storica sembra che si cominci a consolidare l’intervento dell’Unione Europa che sinora è stata colpevole per omissione.

L’Europa deve parlare finalmente, e non solo in Medio Oriente, con una sola voce e garantire una mediazione continua e forte, più obbiettiva di quella americana e più sensibile ai problemi palestinesi.

Si dovrebbe proporre una forza internazionale che in qualche anno garantisca la pace. E’ poi interessante l’idea del governo italiano di un piano Marshall, che andrebbe attuato subito, senza aspettare che finiscano gli atti di violenza. Occorre garantire ai giovani palestinesi un sostegno efficace, bisogna colmare il divario attuale con gli israeliani. L’Unione Europea potrebbe finanziare corsi di educazione dei giovani alla democrazia e di formazione professionale. Si potrebbe poi agevolare l’afflusso di imprese in Palestina, garantendo esenzioni fiscali e assicurazioni per i rischi delle imprese e dei dipendenti.

Vorrei concludere che la pace vera la fanno i popoli, quando politici illuminati ne creano le premesse, quando si dà ai giovani non più l’incubo di crescere nella vendetta e nell’odio ma una speranza nuova. La pace poi nasce da piccoli fatti quotidiani. L’Europa insegna e l’Italia può con fierezza indicare al mondo l’esempio dell’Alto Adige, dove ormai le due comunità lavorano con proficuamente insieme.

Sono convinto che quando gli israeliani e i palestinesi avranno trovato un’onorevole intesa potranno diventare il motore del mondo arabo.










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