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La Terra Santa e i francescani


di Frédéric Manns - Decano dello Studium Biblicum Franciscanum - Gerusalemme

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Hanna Arendt, una filosofa contemporanea, scrive: "Ogni totalitarismo ha bisogno di un nemico metafisico[1]: per il comunismo questo nemico era il borghese, per il nazismo era l'Ebreo, per il mondo globalizzato è il terrorista".

La scossa tragica dell’11 settembre 2001, dovuta al crollo delle twin towers di New York, ha convinto molti che l'avversario millenario dell'Occidente è il fondamentalismo islamico. L'aberrante ipotesi di Hungtington[2] si diffonde: quattordici secoli, scrive l'autore inglese, dimostrano che fra Occidente e Islam la guerra è stata continua.

Scopo del mio intervento è di smentire questa tesi e di ricordare una pagina troppo dimenticata della storia dei rapporti tra Occidente e Islam: cioè la presenza francescana, pacifica da più di sette secoli, in mezzo al mondo musulmano[3].



Per capire la novità della presenza francescana in terra d'Islam bisogna ricordare brevemente alcune pagine della storia dell'Islam. Non sono idealista. Vivo in mezzo ai musulmani da più di trent’anni. So che Ebrei e cristiani sono considerati come Dhimmis in terra d'Islam[4]. So che la Custodia di Terra Santa ha avuto tanti martiri e che tanti gesti di pirateria e di corruzione da parte dell'Islam potrebbero essere ricordati. So che un piccolo gruppo di fondamentalisti ha ottenuto dal governo israeliano il permesso di costruire la moschea accanto alla basilica di Nazareth. Impossibile negare i fatti: i lunghi secoli del confronto tra Europa e Islam furono caratterizzati da crociate e contro-crociate, e non certo senza episodi violenti. Ma le crociate non furono mai guerra totale, furono brevi e molto localizzate. Quello che prevalse nei rapporti tra Europa e mondo islamico fu il rapporto normale nel mediterraneo a livello economico, diplomatico e culturale. Se i politici cercano di imporre le loro idee, rimane che al livello della vita quotidiana il dialogo è possibile tra musulmani e cristiani, anche se al livello teologico i concetti fondamentali sono diversi[5].

Al rapporto tra Occidente e Islam dobbiamo la rinascita del commercio e della civiltà urbana dopo la stasi del medioevo. Grazie ai traduttori arabi fu possibile la nascita scientifica della filosofia, dell'astronomia, della fisica, della medicina e della matematica. Senza l'apporto dell'Islam – riciclatore della cultura ellenistica e divulgatore della cultura indiana e cinese – non sarebbe mai nata l'Europa delle Università. L'Islam di Avicenna, di Averroè ha permesso all'Europa di avere Abelardo, Bonaventura, Tomasso d'Aquino e Dante. L'età d'oro della scienza araba copre circa cinque secoli dall'VIII al XII secolo, tempi in cui in Europa i dotti si estenuavano su questioni teologiche. È come se per tutto l'Alto Medioevo l'Islam si fosse incaricato di preservare i tesori della scienza greca anche per il resto del mondo. In Europa si tornerà a leggere Aristotele e Platone grazie alle traduzioni che ne fecero i musulmani soprattutto tra l'800 e il 900 presso la Casa della scienza (Bayt al Hikma) voluta dal Califfo Al Ma'amun a Bagdad. Portati verso Oriente dalle armate di Alessandro il Grande o da sette cristiane come i Nestoriani, i testi dell'ellenismo furono conosciuti prima nella loro versione siriaca o persiana, quindi tradotti in arabo, la lingua di un popolo che si estendeva dall'Iran all'Andalusia. Si può parlare in questo caso di un incontro di civiltà. Tuttavia, sarebbe riduttivo vedere i musulmani come semplici conservatori del sapere greco. Avvenne piuttosto che, poggiando sulle spalle di quei giganti ed entrando in contatto anche con la scienza indiana e cinese, quella civiltà seppe elaborare una scienza nuova, con un forte taglio sperimentale[6].

I campi in cui il genio islamico mostrò originalità furono la fisica, l'astronomia, la matematica e la medicina. Nato nell'attuale Iraq nel 965, al Haytam è il gigante degli studi dell'ottica. Fu lui a scoprire le leggi della visione, anticipando il principio del tempo minimo di Fermat: egli spiegò cioè che un raggio di luce, passando attraverso un mezzo, prende la via più semplice e più veloce. Se l'algebra fece un balzo in avanti con la scuola di al-Kwaresmi, la matematica islamica mediò da quella indiana la numerazione con lo zero e gli elementi principali della trigonometria. La medicina araba[7] conobbe il suo vertice nel X secolo con il direttore dell'ospedale di Bagdad Rhazes (860-932), al quale si deve una descrizione del vaiolo. L'invasione mongola di Bagdad del 1258 segna una svolta, ma non basta a spiegare il collasso della scienza islamica. Decisiva fu la conquista di Cordoba e Toledo, centri culturali arabi di prima importanza[8].

Bisogna ricordare che fino all'XI secolo musulmani e bizantini erano più colti, più civili e più ricchi dei rozzi europei che vivevano la decadenza della pars Occidentis dell'impero romano.

Tra il XIII e il XVI secolo Europei occidentali e musulmani poterono trattare su un piede di parità. Si fecero crociate, ma si afferrava un diritto e una finanza delle crociate[9]. Intanto gli scambi economici, diplomatici e culturali prosperavano. A meta del XII secolo si organizzava a Toledo la prima traduzione del Corano. In Italia Dante usò un libro allegorico arabo-iberico come testo ispiratore della Divina Commedia[10].

In questo contesto comincia la presenza dei francescani in Terra Santa[11]. Francesco d’Assisi, mosso dallo Spirito del Signore, voleva orientare la Chiesa verso il Vangelo di Gesù Cristo. Il ritorno al Vangelo vissuto in fraternità e simpliciter l'apriva alla dimensione missionaria della Chiesa. Mentre il papa Innocenzo III mobilitava tutte le forze del mondo cristiano per la quinta crociata contro i musulmani che occupavano molti luoghi santi cristiani[12], Francesco d’Assisi ebbe il coraggio di prendere un approccio differente. Sognava di andare tra i Saraceni. Fece un primo tentativo nel 1211, un secondo nel 1213 e riuscì finalmente nel 1219. Fu durante la tregua dopo l'assedio di Damietta. Mentre i crociati avevano lottato contro i musulmani a Damietta, presso un canale del fiume Nilo, Francesco con fra Illuminato prese l'iniziativa di cominciare un dialogo pacifico con il sultano Malek el Kamil. Francesco voleva portare la buona novella al sultano, forse sperava il martirio. Era pronto a pagare di persona.
Nel "regola non bullata", nel capitolo 16, parla dei frati che sotto l'ispirazione divina vogliono andare tra i Saraceni[13]. Molti crociati avevano intrapreso l'avventura della crociata alla ricerca di ricchezze, avventure o redenzione dal peccato. La porta dell'Oriente non aveva lo stesso significato per tutti. Mentre la Chiesa mandava soldati per riprendere con la violenza i luoghi santi, Francesco mandava i suoi frati inter Saracenos. L'espressione è voluta: i frati non dovevano comportarsi come stranieri, come europei superiori, ma vivere con e come la gente. I documenti papali, quando parlavano dei nemici della croce di Cristo, li chiamavano "cani" o "gente cattiva". Francesco era convinto che il dialogo è possibile solo se si rispetta l'altro. Il poverello rimane il precursore del dialogo inter-religioso in una Europa la quale pensava che solo con la forza si poteva trattare con i musulmani.

Alcune date sono necessarie per rinfrescare la memoria. Nel 1229 i francescani si stabiliscono a Gerusalemme nelle vicinanze dell'attuale quinta stazione della Via Crucis. Il papa Gregorio IX prendeva la difesa dei francescani e li raccomandava ai patriarchi di Antiochia e di Gerusalemme. Scriveva: "Non desiderano beni temporali, perché fin dalla loro fondazione si contentano della povertà". Roberto e Sancha, i reali di Napoli, avevano ottenuto a pagamento dal sultano d'Egitto sia il diritto per i francescani di officiare al Santo Sepolcro, sia il possesso del Cenacolo. Nel 1339 fu emanato un decreto di Bibars II che permetteva loro di dimorare nel S. Cenacolo, nel S. Sepolcro e a Betlemme, benché il convento del Cenacolo fu occupato solo nel 1336[14]. Il papa Clemente VI, con le bolle Gratias agimus e Nuper carissimae (1342), riconosceva giuridicamente questi fatti ed erigeva canonicamente la Custodia di Terra Santa.

In breve i frati hanno potuto dialogare con l'Islam perché non venivano a fare commercio, ma venivano a testimoniare la loro fede in Gesù nato a Betlemme e morto a Gerusalemme. Venivano per ritrovare la memoria della Chiesa nascente al Cenacolo e per celebrare il culto divino ed assistere i pellegrini ed i commercianti che venivano in Terra Santa[15].

La presenza dei frati a Gerusalemme incoraggiava i pellegrinaggi a Gerusalemme. Nel convento del Monte Sion davano ospitalità ai pellegrini celebri e ai monaci di passaggio nella città[16].

Il periodo che va dal 1342 al 1517 può essere chiamato periodo di organizzazione. È chiaro che i francescani rappresentavano gli interessi della Chiesa cattolica in Oriente[17]. Guidavano i pellegrini a Gerusalemme e stabilirono quello che si può chiamare la "geografia sacra" della città, specialmente quella del racconto della Passione[18]. Gran parte della loro attività fu la liberazione pacifica dei luoghi santi cristiani. Dal 1267 Ebrei abitavano nella città di Gerusalemme che era sotto il dominio musulmano[19]. I frati sottolineavano ai pellegrini l'umiliazione nella quale vivevano gli Ebrei da parte delle autorità musulmane come conseguenza del loro atteggiamento verso Gesù[20]. Tale catechesi ebbe una ripercussione in Europa. Francesco Suriano, che fu Custode di Terra Santa dal 1493 al 1496, scriveva che gli Ebrei soffrono a Gerusalemme più che altrove a causa del loro crimine[21]. Anche il domenicano Felix Faber, che visitò Gerusalemme nel 1480 e nel 1483, si esprimeva in termini simili[22].
Nel 1347 i frati si insediano a Betlemme come officianti della basilica e della grotta della natività[23].

Nel 1363 entrano in possesso della tomba della Madonna vicino al Getsemani. Fino al 1757 conservarono questo santuario.

Nel 1392 essi ottengono il diritto di officiare nella grotta degli apostoli del Getsemani a nord dell'orto degli Ulivi.

I frati si diedero a riparare i santuari come Francesco aveva riparato la Chiesetta di San Damiano e quella della Portiuncula. Nel 1343 viene accomodato l'edificio del Cenacolo. Nel 1479 viene riparato il tetto della basilica di Betlemme con l'aiuto della Repubblica di Venezia, del Duca di Borgogna e di Eduardo IV d'Inghilterra. Nel XV secolo i frati risultano in possesso dell'edicola del Sepolcro, della parte sud della cappella del Calvario e della cripta del ritrovamento della croce.

Qualche frate voleva dialogare con l'Islam in modo ingenuo. Lo zelo per l'annuncio del Vangelo valse il martirio ad alcuni. Furono uccisi a Gerusalemme nel 1391 quattro frati: Nicolo Tavelic, Stefano di Cuneo, Deodato da Rodez e Pietro da Narbona[24].



Nel 1517 in Palestina al dominio dei Mammalucchi d'Egitto successe quello dei sultani turchi con sede a Costantinopoli. Le comunità ortodosse della Grecia, avvalendosi del fatto che erano composte di sudditi dell'impero ottomano, poterono affluire in Terra Santa; ne risultò una loro azione ininterrotta per presentare i frati come usurpatori e nemici dell'impero turco. Francesco I re di Francia firmò capitolazioni con Solemano II il Magnifico; queste furono un ponte che permise agli stati musulmani di entrare in relazione pacifica con il mondo cristiano. Tali capitolazioni fondavano per la Francia l'obbligo morale di intervenire per proteggere i francescani. Simile iniziativa era in opposizione a Venezia[25] che pretendeva al protettorato esclusivo dei religiosi che non erano francesi. A partire della seconda metà del Cinquecento – dopo la morte di Solimano il Magnifico nel 1566 – l'Occidente cominciò a distanziarsi da qualunque altra cultura. Le invenzioni, le scoperte geografiche e soprattutto la navigazione oceanica, costituivano l'occupazione occidentale. Fino ad ora le culture sparse nel mediterraneo avevano dialogato, ora le navi e i cannoni occidentali travolsero questo mondo e avviarono una nuova economia. La cultura islamica non fu in grado di dialogare e di competere con l'Occidente. Tra il XII e il XVI secolo essa aveva servito da tramite: aveva passato all'Europa la cultura ellenistica antica, aveva svolto la funzione di tramite delle ricche merci asiatiche verso il mediterraneo (la via della seta). Ora gli Europei, padroni degli strumenti e delle rotte, potevano aggirare i grandi imperi musulmani. Questi cominciarono a decadere sul piano economico e commerciale, poi a chiudersi su se stessi e a sclerotizzarsi sul piano culturale e religioso. È noto che il sacro romano Imperatore non concedette né un soldo né un soldato per la splendida vittoria di Lepanto nel 1571. Inoltre è cosa nota che i francesi furono lietissimi dei due assedi di Vienna, quello del 1529 e quello del 1683.



Questo periodo fu molto difficile per i francescani di Terra Santa[26]. I frati che abitavano al monte Sion (il Custode si chiamava il guardiano del Monte Sion) furono espulsi dal cenacolo nel 1552 dalle autorità turche, però hanno potuto comprare il convento georgiano nel quartiere ovest della città, dove hanno attualmente il convento del S. Salvatore. Il papa Urbano VIII, con una bolla del 1623, affermò che era dovere di tutti i principi cattolici di proteggere i francescani di Terra Santa. Nella basilica del Santo Sepolcro, in quella di Betlemme e alla tomba della Madonna si registravano perdite di diritti. A Betlemme accanto al loro convento, i francescani aprirono una scuola per bambini nel 1598.

Nel 1620 ricevettero dall’Emiro druso Faker ed Din il monte Tabor e la grotta venerata di Nazareth[27]. Da ricordare che l'emiro aveva come medico personale un frate chiamato Fr. Eugène Roger. Alcuni anni dopo (1679) potevano comperare ad Ayn Karem la chiesa bizantina di Giovanni battista.

Nel 1684 fu acquistata l'area del Getsemani e nel 1754 il santuario della Nutrizione a Nazaret. Nel 1628 il Custode di Terra Santa venne presentato come responsabile della Congregazione di Propaganda Fide. Nel 1740 lo statu quo dei Luoghi santi permette una convivenza pacifica nei santuari[28].



Fino al Settecento il mondo islamico rimase non toccato dagli interessi e dagli appetiti colonialisti dell'Occidente. Nel 1798 il generale Bonaparte sbarcò in Egitto e cercò di sollevare i musulmani di questo paese contro il loro sovrano turco nel nome del trinomio Liberté-Egalité-Fraternité che egli presentò come l'essenza dell'Islam[29].

Francesi ed inglesi si apprestarono a conquistare l'Africa settentrionale e il Vicino Oriente. Intanto inglesi e russi tra il Mar Caspio e l'Himalaya si spartirono l'area centro-meridionale del continente asiatico. Lo zar cercava di appropriarsi gran parte dell'impero turco che gli impediva di affacciarsi sul Mar Mediterraneo. Gli europei appoggiarono in funzione anti-turca i nazionalismi serbo, greco e armeno. Diffondevano il modo di vivere occidentale fra la borghesia siro-libanese ed egiziana e la inducevano a credere che, grazie all'appoggio dell'Occidente, il mondo arabo sarebbe pervenuto alla rinascita, liberandosi dal giogo turco e godendo del progresso europeo. I figli degli sceiki e dei mercanti accorsero a studiare a Oxford e a Parigi e diffusero queste idee nel mondo musulmano.

I frati dovettero lottare contro le potenze europee, l'Inghilterra, la Francia, la Spagna che cercavano di approfittare della loro presenza per scopi politici[30]. È una pagina molto complessa della presenza dei frati in Terra Santa. Non parliamo delle difficoltà create al livello ecumenico da chi appoggiava i greci contro la Custodia francescana di Terra Santa.

Nel 1817 il custode P. Salvador Antonio di Malta scriveva alla Congregazione di Propaganda Fide: nel 1811 la comunità di Betlemme è stata minacciata due volte quando i turchi arrivarono alla porta del convento; i frati furono costretti a scappare. È una delle tante notizie sui problemi che i turchi causavano ai frati. Nonostante tutto, i frati riuscirono a comprare nel 1838 le rovine della cappella della Flagellazione nella Via Dolorosa, la chiesa di Cana nel 1880, la cappella di Betfage nel 1883 e la cappella del Dominus Flevit nel 1891. Scuole per le bambine furono aperte in quel periodo. Le opere di carità furono numerose. Bisogna ricordare Fr. Giovanni da Trieste, infermiere del convento di San Salvatore, che curò famiglie di Ebrei di Gerusalemme. Ottenne dal Rabbino capo un diploma ufficiale. La farmacia di Terra Santa, testimone di una lunga storia di carità, fa parte adesso del Museo del convento della Flagellazione[31].

O. Englebert, parlando dei francescani di Terra Santa scriveva: "Tutti sono dei leoni quando si tratta di difendere i luoghi santi[32] . Ma tra di loro ci sono poche aquile". Questo giudizio troppo rapido non rende conto della realtà. Anche a livello accademico alcuni francescani hanno lasciato opere importanti. Ecco le principali:

Il Libro d'Oltramare (A Voyage beyond the Seas) di Fra Niccolò da Poggibonsi, pubblicato nel 1346; Trattato di Terra Santa (Treatise on the Holy Land) di Fr. Francesco Suriano, scritto nel 1485; Piante dei Sacri Edifici (Plans of the Sacred Edifices of the Holy Land) di Fr. Bernardino Amico[33], pubblicato nel 1609; e l'opera in 2 volumi di Fr. Francesco Quaresmi, Elucidatio Terrae Sanctae (The Illustration of the Holy Land) pubblicato nel 1626.



Nel 1847 il papa Pio IX ripristinò la sede patriarcale latina a Gerusalemme[34]. La cura della Chiesa locale veniva affidata al Patriarca di Gerusalemme, mentre la Custodia continuava ad essere responsabile dei luoghi santi e dell'accoglienza dei pellegrini. La Chiesa di Gerusalemme ha, di fatto, una doppia dimensione: è locale ed è universale, portando da secoli il titolo di Chiesa-madre. La Custodia continuava la sua missione in favore dei luoghi santi. Nel 1867 fu acquistato il santuario di Emmaus-el Qubeibeh, nel 1875 la settima stazione della Via Crucis e nel 1878 il santuario di Naim.

Nella prima guerra mondiale il mondo arabo partecipò alla rivolta nel deserto, raccontata da Lawrence, contro i turchi; in cambio francesi e inglesi avevano promesso al guardiano dei luoghi santi della Mecca l'unità di una grande Arabia dall'Oronte fino al Nilo. Ma dopo la guerra inglesi e francesi frazionarono il mondo arabo in piccoli stati e affidarono l'Arabia intera alla tribù fondamentalista dei wahabiti, guidati dalla dinastia dei benê Saud (Sauditi)[35] e favorirono l'insediamento dei coloni sionisti in Palestina[36].

I francescani, durante tanti cambiamenti politici, continuarono a edificare santuari per il mondo cristiano: la chiesa del Getsemani nel 1919-24, la chiesa della trasfigurazione nel 1921, quella di Gerico nel 1924, di Tabga e della Visitazione nel 1938 e quella di Betania nel 1952.

Tra il 1918 e il 1967, tra Versailles e la guerra dei sei giorni, arabi e musulmani passarono nei confronti dell'Occidente da una delusione e da una frustrazione all'altra[37]. Nel 1923 la Francia rinunciò al protettorato dei luoghi santi nel trattato di Lausanne. Una cosa rimane certa tra le tante vicende politiche: l'Europa è ghiotta di petrolio. E le nazioni arabe ne hanno da vendere.

Con la creazione dello stato d'Israele e le cinque guerre che seguirono, i frati continuano la loro attività di testimoni di Cristo. Organizzano simposi per permettere a giudei e musulmani di dialogare[38]. Hanno una presenza discreta in mezzo al mondo ebraico. Cercano per quanto è possibile di fare il ponte tra due mondi.



In breve, la presenza dei francescani in questo punto caldo del mondo può essere riassunta così:

339 frati provenienti da circa 30 nazioni.

74 basiliche, chiese e parrocchie costruite dove permettono ai pellegrini di celebrare il culto divino.

10000 giovani e ragazze educati in 16 scuole e collegi.

500 appartamenti per famiglie cristiane bisognose.

250 posti di lavoro assicurati in istituzioni e officine proprie.

5 "case nove" per i pellegrini.

Una casa editrice.

Una Facoltà di scienze bibliche a Gerusalemme, nota per i suoi scavi archeologici in Israele e in Giordania e un centro di studi arabi al Cairo.

Questo è solo quello che si vede pubblicamente.

Teddy Kollek, ex sindaco di Gerusalemme, diceva: "Senza i cristiani in Terra Santa lo scontro tra Ebrei e Musulmani sarebbe molto più forte. Meno male che c'è un cuscino tra i due e che i cristiani hanno le loro opere sociali".

Se vogliamo evitare lo scontro tra fondamentalisti[39] islamici e l'Europa e l'America esiste un antidoto: aiutare "i figli del poverello" che non hanno nessun'altra pretesa che di essere strumenti della pace, e che cercano di essere un ponte tra mondo islamico, mondo occidentale e mondo ebraico[40]. Per gestire i rapporti tra Occidente e Islam ci vuole saggezza e moderazione. Collaborando a risolvere il conflitto israeliano-palestinese è possibile al livello di ciascuno, cercando di aiutare chi lavora per la pace. Senza giustizia non ci può essere vera pace. La forza militare non avrà l'ultima parola se i figli di Abramo non hanno il coraggio di sedersi insieme al tavolo di discussione. Spezzare la spirale di violenza che ci sta avvolgendo non dipende solo dai politici. Dobbiamo abbandonare la presentazione dell'Islam come fede guerriera e di sanguinari.

Rimangono i problemi interni della Chiesa divisa a Gerusalemme. Il primo passo del dialogo ecumenico consiste nel rispetto dei diritti particolari delle diverse Chiese presenti nella città santa. Questi diritti sono stati sanciti da trattati internazionali (Berlino 1878, Parigi 1919). Di fatti nella Custodia un frate è sempre responsabile dello statu quo. Ma non basta lo statu quo che crea una mentalità di difesa. Bisogna aprirsi al futuro. Il 4 dicembre 1999 alle soglie del terzo millennio i Patriarchi e i capi delle 12 comunità cristiane a cui si è unito il Custode di Terra Santa hanno rivolto ai cristiani di Terra Santa e ai cristiani del mondo intero un vibrante messaggio di unità e di speranza. Nella situazione attuale di conflitto e di instabilità generale, i frati continuano a credere alla riconciliazione, sanno che la Pace è il nome di Dio e che tutti gli uomini devono costruire la pace. I luoghi santi traggono il loro significato e la loro identità culturale e cultuale dai loro legami con il proprio ambiente. Non possono diventare musei di un passato ritenuto morto. Gerusalemme è la città santa delle tre religioni monoteistiche ed è contesa da due popoli. Ciò invita questi due popoli a trovare uno statuto particolare che risponda alle aspirazioni di tutti, pure alla santità della città. L'esperienza storica dimostra l'impossibilità per ogni stato di garantire la libertà assoluta a Gerusalemme, dato che ogni stato chiude o apre la città a seconda delle sue esigenze di sicurezza. Occorrono delle garanzie della comunità internazionale per proteggere e garantire la stabilità di un nuovo statuto per la città santa. Le Chiese e la Custodia di Terra Santa hanno delle responsabilità e dei doveri verso tutte le Chiese del mondo e verso l'umanità intera.

"Beati i costruttori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio".







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[1] The origins of Totalitarism, London 1973.

[2] The clash of civilization and the remaking of the World Order, London, 1998.

[3] M. Roncaglia (Ed.), Storia della provincia di Terra Santa. Vol. 1: I francescani in Oriente durante le crociate (sec. XIII), (Biblioteca bio-bibliografica della Terra Santa e dell’Oriente francescano. Serie quarta - studi 1), Cairo, 1954; G. Governanti, I Francescani in Acri, Gerusalemme, 1958; Collectif, Pays d’Islam et monde latin Xe-XIIIe siècle. Textes et documents. Unité mixte de recherche 5648, Histoire et archéologie des mondes chrétiens et musulmans médiévaux (Collection d’histoire et d’archéologie médiévales 8), Lyon, 2000.

[4] U. Rubin - D. Wasserstein, Israel Oriental Studies XVII: Dhimmis and Others: Jews and Christians and the World of Classical Islam, Winona Lake, 1997.

[5] U. Rubin - D. Wasserstein, Israel Oriental Studies XVII: Dhimmis and Others: Jews and Christians and the World of Classical Islam, cit.; A. Moussali, Judaïsme, christianisme et Islam. Etude comparée, Paris, 2000.

[6] C. Héchaïmé - L. Cheikho, Les savants arabes chrétiens en Islam (622-1300) (Patrimoine Arabe Chrétien 5), 1983 ; U. Monneret de Villard, Lo studio dell'Islam in Europa nel XII e nel XIII secolo (Studi e Testi 110), Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano, 1944.

[7] M. Ullmann, Die Medizin im Islam (Handbuch der Orientalistik:1. Abteilung: Der nahe und der mittlere Osten; 6. Ergänzungsband; 1. Abschnitt 1), Leiden, Köln, 1970.

[8] K. Armstrong, Islam: A Short History, London 2000; M. Asín Palacios, El Islam cristianizado. Estudio del sufismo a través de las obras de Abenarabi de Murcia. Dibujos de Carlos de Miguel (Ensayo), Madrid, 1981.

[9] F. Gabrieli, Chroniques arabes des Croisades, Paris, 2001; A. Bridge, Dio lo vuole - Storia delle crociate, 1981; A. Graboïs, La chronographie hébraïque des croisades: mémoire et rédaction des témoignages, Revue des études juives, 159 (2000), 79-98 ; D. G. Cohen, The Hebrew Crusade Chronicles and the Ashkenazic Tradition, in: M.Z. Brettler - M. Fishbane - N. M. Sarna - N. Minhah, Biblical and Other Studies Presented to Nahum M. Sarna in Honour of his 70th Birthday (Journal for the Study of the Old Testament Supplement Series 154), Sheffield, 1993, 36-53 ; S. Eidelberg, The Solomon Bar Simson Chronicle as a Source of the History of the First Crusade, Jewish Quarterly Review, New (1959), 282-287; F. Micheau, Croisades et croisés vus par les historiens arabes chrétiens d'Égypte, in: C. Cahen - R. Curiel - R. Gyselen, Itinéraires d'Orient. Hommages à Claude Cahen (Res Orientales 6), Groupe pour l'Étude de la Civilisation du Moyen-Orient, Bures-sur-Yvette, 1994, 169-185. Il punto di vista sulle crociate varia secondo l'origine dello storico.

[10] S. Pelosi, Dante e la cultura islamica. Con un’introduzione in lingua araba (Quaderni dell’Istituto italiano di cultura di Tripoli 1), Tripoli,1965.

[11] J. Gwénolé Jeusset, Dio è cortesia. Francesco d’Assisi, il suo Ordine e l’Islam, Padova, 1988.

[12] M. Purcell, Papal crusading policy. The chief instruments of papal crusading policy and crusade to the Holy Land from the final loss of Jerusalem to the fall of Acre 1244-1291, Leiden, 1975.

[13] J. Abd-El-Jalil, Saint François et l’Islam, Paris, 1956.

[14] L. Lemmens, Die Franziskaner im Heiligen Land. I. Die Franziskaner auf dem Zion (1336-1551), Münster, 1916, 164-188.

[15] H. Michelant (ed.) - G. Raynaud (ed.), Itinéraires à Jérusalem et descriptions de la Terre Sainte rédigés en français aux XI, XII et XIII siècles. I . Les Saints Lieux d’après la Chanson du voyage de Charlemagne à Jérusalem (v.1075), Genève, 1882 ; B. Dichter, The Orders and Churches of Crusader Acre. With a Preface by Prof. A. Grabois of the University of Haifa, Acre, 1979; C. Maier, Preaching the crusades. Mendicant friars and the cross in the thirteenth century (Cambridge Studies in Medieval Life and Thought Fourth series 28), Cambridge, 1995.

[16] L. Lemmens, Die Franziskaner, 164-195. Nel 15 secolo i frati fecero costruire con l'aiuto di Filippo il buono di Bourgogne un ospizio a Ramleh, sulla via di Gerusalemme per accogliere i pellegrini.

[17] S. Schein, La Custodia Terrae Sanctae franciscaine et les Juifs de Jérusalem à la fin du Moyen-Age, Revue des études juives, 141 (1982), 369-377. Secondo questo autore i francescani sarebbero responsabili dell'occultazione delle tradizioni vetero-testamentarie di Gerusalemme, perché insistevano esclusivamente sulle tradizioni del Nuovo Testamento. Tale giudizio viene ridimensionato dall'itinerario del francescano di Perugia Fedenzola datato dal 1330 cioè prima dell'arrivo ufficiale dei Francescani (sotto stampa alla Franciscan Printing Press di Gerusalemme) che ricorda tutte le tradizioni ebree.

[18] B. Dansette, Les pèlerinages occidentaux en Terre Sainte: une pratique de la dévotion moderne à la fin du Moyen Age? Relation inédite d'un pèlerinage effectué en 1486, Archivum Franciscanum Historicum 72 (1979), 106-122. Da questa relazione risulta che i francescani mettevano l'accento più sul Nuovo Testamento che sull'Anrico Testamento.

[19] J. Hacker, Immigration des Juifs d'Espagne en Palestine et leurs rapports avec la Palestine de 1391-1492, Shalem 1 (1974) 105-156. B. Dinour, Le mouvement d'immigration d'Espagne en Palestine après le pogrom de 1391, Zion 32 (1967), 161-174.

[20] E. Delaruelle, La spiritualité aux XIV et XV siècles, in La piété populaire au Moyen-Age, Turin, 401-412 ; Idem, Deux guides de Terre Sainte aux XIV et XV siècles, in La piété, 547-553.

[21] F. Suriano, Treatise on the Holy Land (ed. T. Bellorini - E. Hoade), Jerusalem, 1949, 101-102. Per questo Custode i greci ortodossi erano i nemici principali della Chiesa cattolica. Sono dispersi nel mondo, come gli Ebrei (p. 85).

[22] The Book of the Wanderings of Brother Felix Fabri, Palestine Pilgrims' Text Society, vol. 9/10, 391. Dalla sua relazione risulta che alcuni Ebrei askenaziti poveri accompagnavano pellegrini al mercato e li aiutavano a fare le compere. Parla anche di un pranzo al quale partecipavano due francescani, due musulmani e due Ebrei (p. 108-132).

[23] S. de Sandoli, La liberazione pacifica dei luoghi santi nel sec. XIV. Ossia: Il terzo ritorno del clero franco o latino nella Custodia e servizio dei Luoghi Santi mediante ufficiali trattative (1333), Jerusalem, 1990.

[24] San Nicola Tavelic e compagni. Quaderno commemorativo in occasione della canonizzazione dei primi Santi della Custodia francescana di Terra Santa (Quaderni de "La Terra Santa"), Jerusalem, 1970.

[25] Venezia e l’Oriente fra tardo Medioevo e Rinascimento (Civiltà europea e civiltà veneziana aspetti e problemi), Sansoni, Firenze, 1966; Eickoff - Ekkehard, Venezia, Vienna e i Turchi (1645-1700), Milano, 1991; G. Airaldi (Ed.), Le vie del Mediterraneo. Relazioni tra Genova e Gerusalemme nel medioevo e nell’età moderna. Atti del Convegno Internazionale di Genova 23-24 novembre 1992, ECIG, Genova, 1996; G. Barbera, Elementi italo-siculo-veneziano-genovesi nei linguaggi arabo e turco, Beyrouth, 1940.

[26] E. Castellani, Catalogo dei firmani ed altri documenti legali emanati in lingua araba e turca concernenti i Santuari le proprietà i diritti della Custodia di Terra Santa conservati nell’Archivio della stessa Custodia in Gerusalemme, Gerusalemme, s.d.

[27] J. McAuliffe - Fakhr al-Din al-Râzî, Fakhr al-Din-Razi on ayat al-jizyah and ayat al-sayf, in: M. Gervers - R.J. Bikhazi, Conversion and Continuity. Indigenous Christian Communities in Islamic Lands, Eighth to Eighteenth Centuries (Papers in Mediaeval Studies 9) Pontifical Institute of Mediaeval Studies; Toronto, Ontario (1990), 103-117.

[28] S. Sayegh, Le statu quo Lieux Saints nature juridique et portée internationale, Roma, 1971 ; A. Rock, The Status quo in the holy places. A general survey of the Status quo, with detailed accounts of the Cenacle and Dome of the Holy Sepulcher (Holy Land Publications), Jerusalem, 1989.

[29] E. Combe, L’Égypte ottomane de la conquête par Selim (1517) à l’arrivée de Bonaparte (1798). Extrait du Précis de l’histoire d’Égypte, t. 3, première partie, IFAO, Le Caire, 1933 ; C. Watson, Bonaparte's Expedition to Palestine in 1799, Palestine Exploration Fund, 49 (1917), 17-35.

[30] A. Giovannelli, La Santa Sede e la Palestina. La Custodia di Terra Santa tra la fine dell’impero ottomano e la guerra dei sei giorni (Religione e società 35), Roma, 2000.

[31] G. Farris - A. Storme, Ceramica e farmacia di S. Salvatore a Gerusalemme (Studium Biblicum Franciscanum. Museum 3), Genova, Jerusalem, 1981.

[32] O. Paul-Frite - O. Englebert, A propos des Lieux saints et des religieux qui les gardent, Edition privée, Jerusalem, 1965.

[33] B. Bagatti, Fra Bernardino Amico disegnatore dei santuari palestinesi alla fine del’500. Estratto da “Studi francescani”, s. 3, anno X (XXXV), n. 4, 1938, Firenze, 1938.

[34] P. Médebielle, La diocèse patriarcal latin de Jérusalem, Jerusalem, 1963.

[35] J.M. Foulquier, Arabie Séoudite. La dictature protégée, Paris, 1995.

[36] M. Massara, La terra troppo promessa. Sionismo, imperialismo e nazionalismo arabo in Palestina, Milano, 1979.

[37] B. Collin, Rome, Jérusalem et les Lieux Saints, Paris, 1981 ; Diotallevi, Les Lieux Saints à la conférence de la paix 1919, Jerusalem, 1940.

[38]A. Niccacci, Divine Promises to the Fathers in the Three Monotheistic Religions. Proceedings of a Symposium Held in Jerusalem, March 24-25th, 1993 (Studium Biblicum Franciscanum Analecta 40), Franciscan Printing Press, Jerusalem, 1995; F. Manns, (Ed.), The sacrifice of Isaac in the three monotheistic. Proceedings of a symposium held in Jerusalem, March 16-17, 1995 (Studium Biblicum Franciscanum. Analecta 41), Jerusalem, 1995.

[39] Fundamentalism. In the three monotheistic religions Judaism, Christianism and Islam. Congress in the Franciscan Christian-Islamic Dialogue, Sayyedat al-Beer - Beirut - Lebanon, 18-20 November 1996.

[40] M. Borrmans, Islam e cristianesimo. Le vie del dialogo. Prefazione di Francesco Gabrieli (Saggi teologici 9), Milano, 1993.



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