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I diritti umani e il diritto-dovere di solidarietà


di Filippo Satta - Professore ordinario - Università "La Sapienza"

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Questi nostri discorsi sono di un interesse immenso, perché parlare di diritti umani significa parlare dell’uomo e della dignità dell’uomo che trova nel diritto la sua sanzione più alta. Sento, in tutte queste cose che sono state dette, un problema estremamente grave, e cioè che i diritti umani mi sembrano collocati in un’area di competenza, di riflessione e di istituzioni in qualche modo staccata, lontana dalla vita comune, dalla vita di ogni giorno. Che ci siano ogni giorno violazioni di diritti umani è pacifico e fuori di ogni dubbio, come è senza dubbio che servono strutture internazionali che in qualche modo riescano a contenere tutto ciò. A me sembra, però, che il problema vero stia a monte, cioè stia nel fatto che oggi noi sentiamo sempre di più che si è fatto spazio un modo di vivere e ragionare diverso e fondato su valori diversi. Tutto il nostro diritto, ma è la nostra storia del diritto, dal diritto romano in poi, nasce per regolare conflitti d’interessi, cioè nasce per disciplinare nelle maniere più ragionevoli, più accettabili, più razionali, egoismi che si scontrano. Se voi pensate, infatti, ad una famiglia nella quale marito, moglie e figli si amano, il diritto non ha spazio perché si vogliono bene, ciascuno cede qualcosa, lascia qualcosa e si vive in regime di amore. Appena si affacciano i conflitti, quindi, entrano in gioco gli interessi e gli egoismi ci vuole un intervento regolatore, il diritto e il giudice. Noi oggi ci stiamo avviando, ed è questa l’importanza straordinaria di iniziative come questa alla quale stiamo partecipando, dicevo ci stiamo avviando verso un mondo che comincia a pensare di doversi fondare su valori diversi, non soltanto su egoismi, ma su diritti e doveri di solidarietà, su diritti e doveri di rispetto reciproco in base ai quali si può delineare un diverso ordine della nostra società. E’ chiaro che in quest’ottica la pace è l’auspicio sommo, ma la pace, forse, in una qualche visione escatologica condurrà, accompagnerà e forse seguirà la fine del mondo. Noi, finché vivremo, finché avremo da misurarci con i nostri conflitti, avremo, e questo è il nostro grande merito e il nostro grande impegno, il compito di contenere gli egoismi, di contenere il senso di alterità, il senso di superiorità nei confronti di altri che sono diversi e lontani da noi e che sentiamo lontani ed inferiori solo perché diversi e attraverso questo gesto di solidarietà probabilmente daremo un significato ben più pregnante, ben più concreto a questa importantissima parola che è diritti umani. In un certo senso, e finisco, come la Costituzione non può essere riservata alla Corte Costituzionale, ma fa parte del patrimonio giuridico di tutta la società, deve essere vissuta dal giudice e dai cittadini, nei termini di rispetto ed uguaglianza, così una consapevolezza del rispetto degli altri potrà costituire il vero fondamento di un sistema di diritti umani vissuti giorno per giorno. Grazie.




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