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DECRETO del 02/08/2018
Dichiarazione di notevole interesse pubblico del territorio delComune di Isernia. (Decreto n. 28/2018). (18A05795)

Pubblicato su: G.U. n. 207 del 06/09/2018
Fonte: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato

LA COMMISSIONE REGIONALE
per il patrimonio culturale del Molise

Visto il decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 368 recante
«Istituzione del Ministero per i beni e le attivita' culturali a
norma dell'art. 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59», e successive
modificazioni ed integrazioni;
Visto il decreto legislativo del 30 marzo 2001, n. 165, recante
«Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle
amministrazioni pubbliche» e successive modificazioni ed
integrazioni;
Vista la legge 7 agosto 1990, n. 241 e successive modificazioni ed
integrazioni;
Visto il decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 recante «Codice
dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'art. 10 della legge
6 luglio 2002, n. 131
» e s.m.i, in particolare, gli articoli 136,
137, 138, 139, 140 e 141;
Visto il regolamento di organizzazione del Ministero dei beni e
delle attivita' culturali e del turismo degli uffici di diretta
collaborazione del Ministero e dell'organismo indipendente di
valutazione della performance, a norma dell'art. 16 comma 4 del
decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito in legge, con
modificazioni, dalla legge n. 89 del 24 giugno 2014, approvato con
decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 agosto 2014,
n. 171, in particolare l'art 39;
Visto il decreto ministeriale 23 gennaio 2016, n. 44 recante
«Riorganizzazione del Ministero dei beni e delle attivita' culturali
e del turismo ai sensi dell'art. 1, comma 237, della legge 28
dicembre 2015, n. 208
»;
Visto il decreto-legge 12 luglio 2018, n. 86 recante «Disposizioni
urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri dei
beni e delle attivita' culturali e del turismo, delle politiche
agricole alimentari e forestali e dell'ambiente e della tutela del
territorio e del mare, nonche' in materia di famiglia e disabilita'»;
Visto il decreto 31 gennaio 2018 riguardante l'attribuzione al
dott. Stefano Campagnolo, dell'incarico di segretario regionale del
Ministero dei beni e delle attivita' culturali e del turismo per il
Molise e di direttore del Polo museale del Molise, debitamente
registrato da parte dei competenti organi di controllo;
Tenuto conto che in data 26 marzo 2015 e' stata costituita la
commissione per il patrimonio culturale del Molise;
Vista la sentenza n. 13 dell'adunanza plenaria del Consiglio di
Stato del 22 dicembre 2017;
Considerato che con nota del 10 aprile 2003, protocollo n. 4976 la
soprintendenza BAP-PSAD del Molise, all'epoca competente, ha dato
comunicazione al Comune di Isernia, alla Regione Molise, alla
Provincia di Isernia, nonche' all'allora direzione generale per i
beni architettonici e per il paesaggio del MiBAC, dell'avvio del
procedimento per la dichiarazione di notevole interesse pubblico a
fini paesaggistici dell'intero territorio comunale di Isernia, cosi'
come descritta nell'allegata relazione illustrativa;
Considerato che, il suddetto procedimento, cosi' come riportato
nell'oggetto della citata nota protocollo n. 4976 del 10 aprile 2003,
e' stato avviato ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 144 comma
1 del decreto legislativo n. 490/1999 che conferiva al Ministero la
«...facolta' di integrare gli elenchi dei beni e delle localita' di
cui all'art. 139 [di interesse paesaggistico ai sensi dell'art. 1
della legge n. 1497/1939], su proposta del soprintendente
competente».
Considerato che con la medesima nota protocollo n. 4976 del 10
aprile 2003, in attuazione del procedimento prescritto dal comma 2
del menzionato art. 144, la soprintendenza ha provveduto a
trasmettere al Comune di Isernia le comunicazioni di che trattasi
affinche' fossero affisse all'albo pretorio, con le relazioni
tecniche e le planimetrie, per un periodo di tre mesi, cosi' come
prescritto dal comma 5 art. 140 decreto legislativo 490/1999 allora
vigente;
Considerato che tale affissione e' avvenuta dal 15 aprile 2003 fino
al 15 luglio 2003, cosi' come comunicato formalmente dal Comune di
Isernia con nota protocollo 8546 dell'8 maggio 2003, ed in osservanza
al comma 6 del sopracitato art. 140, ne e' stata data notizia su un
quotidiano a diffusione nazionale (La Repubblica del 23 maggio 2003)
e su due quotidiani a diffusione locale (Quotidiano del Molise del 20
maggio 2003, Oggi Nuovo Molise del 21 maggio 2003);
Considerato che l'amministrazione comunale e associazioni di
categoria hanno partecipato al procedimento formulando le proprie
osservazioni ed esprimendo, in buona sostanza, contrarieta'
all'imposizione del vincolo paesaggistico ritenuto di ostacolato allo
sviluppo urbanistico;
Considerato che il territorio comunale di Isernia, oggetto della
proposta suddetta, e' stato da allora sottoposto continuativamente a
tutela paesaggistica;
Considerata la puntuale descrizione del territorio di Isernia e
delle sue qualita' paesaggistiche di cui alla relazione allegata alla
proposta di cui alla nota protocollo n. 4976 del 10 aprile 2003 cosi'
come di seguito riportata:
"Isernia intero territorio comunale - Relazione - Inquadramento
geomorfologico.
Il territorio di Isernia presenta una geomorfologia mutante
dominata dalla catena delle Mainarde a nord-ovest del suo territorio
e dal Massiccio del Matese a sud. Le Mainarde, prolungamento del
Parco Nazionale d'Abruzzo, emergono con le notevoli formazioni
rocciose, intervallate da praterie e degradano con piu' dorsali verso
la Valle del Volturno. Il Massiccio del Matese costituisce il confine
meridionale della Pentria. Il suo versante prospiciente il Molise e'
costituito da emergenze collinari di raccordo con le cime piu' alte.
Ambedue i massicci rappresentano per il territorio isernino due
fondali scenici, contrapposti, di elevato valore ambientale, tra i
quali si articola il territorio oggetto di studio, situato
all'interno di una conca subpianeggiante. A Nord la conca e'
circondata da rilievi che raramente superano gli 800 m.; ad est da
cime orientate nord-ovest sud-est la cui altitudine degrada
progressivamente da nord (Monte Pietrereie, m. 1321) a sud dove
alcune cime orientate nord-nord-ovest, - sud-sud-est presentano
mediamente altitudini elevate (Monte Patalecchia m. 1400; Colle
L'Obbligo, m. 1027). In alcune conche minori dovevano esistere
piccoli specchi lacustri, bonificati nel tempo, data la ricca
presenza di acque, che sembrano aver conservato il ricordo nella
toponomastica.
Il profilo longitudinale dei torrenti e' caratterizzato da una
serie di gradini nella parte piu' ripida. L'area presenta una fitta
rete di fratture e faglie che determinano i tratti salienti del
paesaggio stesso. Le principali fratture sono orientate
nord-nord-ovest / sud-sud-est, nord-est / sud-ovest e est-nord-est/
ovest-sud-ovest e costituiscono un reticolo estremamente ravvicinato.
Questo fitto reticolo suddivide l'area in blocchi: le zone ribassate
costituiscono i fondivalle. L'attivita' nei secoli di queste fratture
ha modellato il paesaggio con creste a sviluppo rettilineo,
allineamenti di vette, selle, valli troncate e sospese, insieme al
reticolo idrografico che ricalca fedelmente le discontinuita' sia a
livello dei torrenti che dei corsi principali. L'attivita' di tali
fratture e' probabilmente collegata all'intensa attivita' sismica
dell'area. La morfogenesi e' condizionata fortemente dall'intervento
antropico che sembra aver modificato la tendenza evolutiva del
paesaggio. La degradazione dei versanti, l'attivazione di movimenti
di massa, sono fenomeni da attribuire all'impatto dell'uomo
nell'ambiente. Questa zona e' ricca di acque e di sorgenti
sotterranee. Il fitto reticolo si riassume sostanzialmente nei due
massimi corsi d'acqua che vanno a confluire nel Volturno: il Vandra
ed il Cavaliere. Il fiume Vandra, proveniente da nord, coincide per
lungo tratto con il confine fra il territorio di Isernia e quello di
Forli' del Sannio delimitando con uno dei suoi affluenti, il torrente
Rio, il lembo settentrionale. Il fiume Cavaliere, con il suo fitto
reticolo di corsi minori, incide tutto il settore centro meridionale
del territorio isernino. I suoi maggiori affluenti sono: il
Ravasecca, il Sordo, il Carpino. Il Sordo e il Carpino delimitano il
masso roccioso su cui sorge l'abitato di Isernia. Questo promontorio,
dalla forma molto allungata, sembra essere recintato dai corsi dei
suddetti fiumi, che si ricongiungono all'estremita' meridionale
formando il Cavaliere. I due fiumi incidono profondamente le
rispettive vallate mettendo in particolare risalto l'immagine del
costone roccioso.

Aspetto vegetazionale.

L'aspetto vegetazionale del territorio del comune di Isernia e'
caratterizzato dallo sviluppo delle colture agricole nei terreni
pianeggianti o a moderata pendenza e dalla riduzione dei boschi, in
buona parte cedui, nelle zone a maggiore acclivita' e con ridotta
fertilita'. I boschi maggiormente presenti sono quelli a prevalenza
di roverella e cerro, alle quali si associano con percentuali di
mescolanza variabili al mutare delle condizioni di stagione,
l'orniello, i carpini, gli aceri e nelle zone piu' calde il leccio.
Molto diffuse sono anche le querce allo stato isolato, oppure a
gruppi o in filari, spesso con esemplari di notevoli dimensioni.
Particolare rilevanza merita la zona immediatamente ad ovest del
centro abitato, corrispondente alle alture di "Colle la Pineta",
"Colle dei Cerri" e "Colle della Guardia", dove e' presente un esteso
impianto artificiale di conifere, pino nero, pino domestico,
cipresso, alle quali progressivamente si associano nuclei spontanei
di roverella, cerro, leccio, carpini, orniello. Degne di rilievo sono
anche le formazioni riparali, principalmente di pioppi e salici che
si rinvengono lungo i numerosi corsi d'acqua che attraversano il
territorio.

Inquadramento storico territoriale.

L'ubicazione di Isernia, sul caratteristico sperone calcareo ne
fece dalle origini, un importante nodo viario per le comunicazioni: a
sud con Bovianum e Beneventum; a nord con Aufidena, la valle del
Sangro e le miniere di ferro del Monte Meta; ad ovest con Venafrum e
la vallata del Liri. Due vie di collegamento ottocentesche,
l'orientale e l'occidentale replicano il tracciato dei fiumi: nascono
biforcandosi a sud dell'abitato e perimetrano, ad una quota
inferiore, il centro storico sovrastante favorendo l'accesso alla
citta' in corrispondenza delle porte. Tutto, intorno, a valle, si
estendono i campi dalla tessitura regolare, risultato della
parcellizzazione della proprieta' risalente al 263 a.C., quando i
veterani di guerra stabilirono qui la prima colonia. I campi erano
direttamente accessibili dalla citta' circondata da mura. Queste
ultime, a tutt'oggi sono visibili a tratti. Hanno subito continue
distruzioni e trasformazioni dovute anche alla costruzione di
abitazioni ad esse addossate. Delle antiche porte che conducevano ai
campi, ne restano solo alcune e qualche torre. Il circuito delle mura
si adeguava alla morfologia del terreno sfruttandone le pendenze. La
quota massima del centro storico e' di m. 450 s.l.m. e si abbassa
verso il limite settentrionale oltre i m. 438 s.l.m. in uno stretto e
profondo avvallamento. Verso l'ospedale, sul limite meridionale,
arriva a m. 340 s.l.m.. La sezione longitudinale dell'abitato
evidenzia i vari salti di quota collegati nel suo primo impianto alla
fondazione della colonia. La cinta difensiva mostra diverse epoche
costruttive di cui si conservano segmenti dell'impianto piu' antico.
Nella parte bassa (spigolo sud-ovest) emergono blocchi di travertino
in opera «quasi quadrata»; alcuni tratti li troviamo all'interno del
cortile di S. Maria delle Monache, allo spigolo sud est al di sotto
del "Codacchio" (opera poligonale) e all'interno del "Grottino"
(opera quasi quadrata). Sono visibili rifacimenti medioevali e
rimaneggiamenti successivi. Alla citta' romana, preesistevano
insediamenti sanniti non delimitati, distribuiti sul territorio. La
scelta della loro localizzazione scaturiva da vincoli naturali piu'
che da questioni di natura politico-amministrativa. Qualche abitato
piu' simile alla citta' emerge intorno al IV secolo a. C. Infatti nel
340 a.C. come citta' del Sannio e' citata nella guerra contro i
Latini in cui i romani erano alleati dei Sanniti. Tra la fine del
sec. IV e la prima meta' del sec. Il a. C. la fondazione della
colonia di Isernia e' inquadrata nell'operazione di controllo di
punti strategici e di popolamento. All'inizio delle guerre puniche si
volle potenziare il controllo sui passi montuosi interni ed
assicurare il collegamento con l'Apulia. La politica di controllo da
parte di Roma ebbe come conseguenza l'inserimento di diversi sistemi
produttivi che resero possibili forme piu' organizzate ed estensive
di pastorizia.
L'abitato, nonostante le continue vicissitudini, ha mantenuto la
persistenza delle forme insediative preesistenti. Si puo' far
risalire, il primo insediamento di una colonia latina al 263 a.C. per
opera di coloni arruolati da citta' confederate con Roma, provenienti
da Tusculum, Lanuvium, Aricia, Pedum, Nomentum, Lavinium. Tale data
potrebbe coincidere con l'avvio di una pianificazione urbanistica
estesa alla citta' e al suo territorio circostante. Non ci sono
testimonianze epigrafiche utili a conoscere i tempi e le modalita' di
impianto della colonia. La scelta del territorio fu probabilmente di
carattere militare considerata la difficile accessibilita' al sito.
Nel I sec. A.C. il processo di municipalizzazione intrapreso dai
romani incontro' notevoli difficolta' per il contrasto esistente con
il preesistente sistema tradizionale agricolo-pastorale dell'economia
italica che si esprimeva in una forma di insediamento sparso: con la
costituzione del MUNICIPIA si concentrarono le attivita' edilizie ed
artigianali in strutture urbane organizzate. Dalla meta' del I sec.
A.C., alla meta' del I sec. D.C. ad Isernia si verifica una
produzione artigianale particolarmente ricca: i centri pubblici
vengono abbelliti di monumenti, le necropoli arricchite di rilievi e
statue. "Secondo Livio la zona era stata occupata dai Romani nel 295
ma gia' allora doveva esistere un centro abitato, poiche' Livio parla
di ager Aeserninus. Nel 263 era stata fondata la colonia latina di
Aesernia, in un luogo strategicamente ottimo sia per le comunicazioni
con la Campania, sia per il controllo dell'hinterland sannitico. La
fondazione della colonia latina rappresenta il momento finale e
razionalizzante della politica di infiltrazione di Roma nel
territorio italico, dopo le disastrose guerre sannitiche" (Almanacco
del Molise 1999 - Gabriella d'Henry) - Alcune considerazioni sul
processo di romanizzazione ad Isernia). Un tempio italico si conserva
con il suo podio sotto la cattedrale della citta'. Sono stati inoltre
rinvenuti numerosi rilievi in pietra sia in citta' che nelle
necropoli attigue che testimoniano il benessere raggiunto dalla
modesta cittadina la cui economia era basata sull'agricoltura, la
pastorizia e l'artigianato. I rilievi sono conservati
nell'Antiquarium Comunale annesso al Convento di S. Maria delle
Monache: alcuni di essi sono murati negli edifici di Isernia o nei
dintorni.

Inquadramento storico-urbanistico.

Con la fondazione della colonia latina, comincio' a delinearsi il
primo tracciato che costituira' il tessuto regolante tutta
l'attivita' edilizia da allora fino ai nostri giorni. Un unico
decumano, con andamento spezzato, orientato secondo un asse sud-ovest
nord-est, seguiva la linea del crinale dello sperone roccioso
compreso fra i1 Sordo e il Carpino (l'attuale Corso Marcelli). Ad
esso si intersecava il sistema dei cardi, tracciati ad intervalli
regolari di m. 35, di cui il principale si attestava in
corrispondenza dell'attuale Cattedrale, edificata sul tempio latino
del III sec. A.C. Questa area (attuale piazza del mercato)
costituiva, il centro della citta' antica con un'importante area
sacra. L'esplorazione archeologica ha consentito di ricostruire la
pianta del tempio, orientato verso l'ingresso meridionale della
citta'. E' venuto in luce il basamento, che in parte era gia'
visibile lungo corso Marcelli (III sec. A.C). La tipologia e' tipica
degli edifici sacri dell'area romano-laziale. Sono emerse delle ampie
cisterne binate, conservate sotto Palazzo Milano e nell'area
adiacente, testimonianza di un razionale impianto di raccolta delle
acque, collegato alla ristrutturazione generale di questo periodo.
Saggi di scavo sotto la via Orientale hanno consentito di accertare
la presenza di strutture testimonianti una continuita' di
insediamento dalla tarda eta' repubblicana al III secolo d.C.
Riferibili ad edifici di eta' imperiale sono le strutture in opera
reticolata e opera mista conservate su via Orientale all'interno
della Torre di S. Francesco; altri tratti della stessa tecnica
appaiono nel progetto di un fabbricato in largo annunziata. Scarse
sono le notizie relative alla fase tardo-imperiale.

Evoluzioni successive.

Con la caduta dell'Impero Romano e con le invasioni barbariche
l'assetto istituzionale dello Stato profondamente trasformato si
ripercosse sulla realta' etnico-sociale ed urbanistica. Segui' una
decadenza generale. Nel V e VI secolo Isernia riusci' comunque a
mantenere il suo ruolo di punto di riferimento nel territorio per la
presenza di un vescovo alla meta' del V secolo. Nella serie dei
vescovi isernini il primo di cui si ha certezza e' Eutodio che
partecipo' nel 465 ad un concilio di Papa Ilario I. Sorsero i primi
monasteri come quello di S. Maria delle Monache all'interno del
perimetro urbano di Isernia rispettando la preesistenza viaria e
quello di S. Vincenzo al Volturno. L'nsediamento urbano resto'
immutato conservando come arteria principale il decumano. La citta'
romana venne circondata da mura che ricalcarono in linea generale,
(in alcuni tratti fuoriesce rispetto all'allineamento originario)
l'andamento delle preesistenti. Anche la trama urbanistica, sara'
rispettata e riutilizzata con molta fedelta'. Una sola eccezione si
puo' rintracciare in Vico Storto Castello che costituisce l'unica
irregolarita' nel sistema romano di assi ortogonali. Sembra evidente
che sia stato realizzato per collegare piu' agevolmente la Porta
Castello, con la chiesa di S. Maria delle Monache, intervento questo
abituale nei centri medioevali, di impostazione romana, per i1
collegamento di poli importanti. L'arteria piu' importante resto'
comunque l'antico decumano, anche per la necessita' di collegamenti
con la sede vescovile (attuale piazza Andrea d'Isernia). Sorse una
cittadella in cui la chiesa dell'Assunta, il Monastero di S. Maria
delle Monache, un eventuale castello (se ne puo' solo presumere
l'esistenza dal toponimo "Porta Castello", ma non ve ne sono tracce),
la chiesa di S. Angelo (donata nel 798 alla badia di Castel S.
Vincenzo al Volturno), costituirono il fulcro del sistema urbano
racchiuso all'interno delle mura ed il polo militare. Un'ulteriore
sviluppo di ebbe intorno al XIII secolo, con la costruzione delle
chiese di S. Stefano (poi dedicata a S. Francesco nel 1222) e del
Monastero annesso (1267), del convento celestiniano di S. Spirito
(fuori le mura 1272) e dei Monastero di S. Chiara ... In quest'epoca,
caratterizzata da una riorganizzazione di tipo politico, fu stimolata
l'attivita' edilizia ed urbana e probabilmente si riavvio' la
costruzione delle mura urbiche sulle preesistenti romane fatte
abbattere da Federico II nel 1223, munite di torri merlate, di dieci
porte per l'accesso laterale e di piazze prospicienti le chiese.
Quando nel 1600 Isernia venne a far parte dei possedimenti della
famiglia D'Avalos, la forma urbana non muto'. Il XVIII secolo segno'
per Isernia la fine del regime feudale; A partire da questo periodo e
per tutto il XIX secolo si arricchi' di costruzioni architettoniche
distribuite lungo l'asse principale (Corso Marcelli): A seguito del
disastroso terremoto del 1805 Isernia viene ricostruita secondo il
vecchio impianto, con la realizzazione di palazzi dalle facciate
neoclassiche.

Inquadramento storico.

Isernia ha origini antichissime. Non si hanno notizie certe
riguardanti la sua fondazione mancando fonti storiche attendibili. In
localita' la Pineta e' stato rinvenuto un giacimento paleolitico
risalente a 736.000 anni fa relativo, stando ai dati, ad una
comunita' di uomini primitivi (Homo Aeserniensis). Si puo' asserire
che sia il piu' antico d'Europa. Per epoche piu' recenti, e' stata
avanzata l'ipotesi che il primo insediamento possa risalire all'epoca
degli Etruschi, quando nell'VIII secolo a. C. questi invasero la
Campania spingendosi fino alla valle del Volturno. I Sanniti
avrebbero pertanto trovato delle preesistenze su cui hanno impiantato
i loro insediamenti. Sanguinose lotte sono state combattute fra i
Sanniti ed i Romani per il controllo del territorio
centro-meridionale della penisola che si risolse con la vittoria dei
Romani e la distruzione della civilta' sannitica che si fondava sui
rapporti federali fra le diverse tribu'. Isernia nei secoli e' stata
oggetto di diverse devastazioni a partire dal 307 a.C. per mano degli
stessi Sanniti contro le citta' che avevano giurato fedelta' a Roma.
La distruzione di Isernia e dell'intero Sannio si verifico' a seguito
della guerra civile fra Mario e Siila nel I secolo a.C. Silla,
vincitore anniento' i nemici e distrusse ogni forma di civilta'.
Comincio' pertanto l'opera di latinizzazione dei territori occupati.
Altre popolazioni furono trapiantate nel Sannio e fu assegnata la
terra ai veterani di guerra. Isernia, riacquistato il suo splendore
fu elevata al rango di Municipium, data anche la posizione strategica
lungo strade di rilevante importanza: la via Latina, la via Numicia
che la collegava con Roma e le principali citta'. Dopo la caduta
dell'impero romano il destino di questa citta' fu mediato per opera
della chiesa Cattolica che invio' i primi Vescovi gia' nel V secolo
per fondare la Diocesi. Seguirono secoli bui: nel V secolo venne
distrutta dai Vandali di Genserico poi dagli slavi nel VII secolo ed
infine dai Saraceni nel IX secolo. Nell'847 inoltre, si verifico' un
disastroso terremoto. Con l'avvento dei Longobardi Isernia appartenne
al Ducato di Benevento e fu capoluogo di una delle trentaquattro
contee, di cui si componeva lo Stato. Sotto i Normanni, con i quali
ebbe praticamente inizio il regno di Napoli, Isernia risorse a nuova
vita e con gli Svevi divenne citta' regia, ma dovette subire nel 1223
la distruzione delle sue mura, per volere di Federico II, allo scopo
di indebolire il potere. Nel secolo XIII di distinse per aver dato i
natali a grandi personaggi quale Andrea D'Isernia e Celestino V
(Pietro Angelerio). Quest'ultimo, fondo' nel 1264 un nuovo ordine
monastico, quello dei Celestini, di derivazione benedettina, che
praticava la poverta' e la vita ascetica in un periodo caratterizzato
dalla ricchezza e da lotte di potere. Il suo pontificato duro' solo
pochi mesi: rinuncio' alla tiara e torno' sulle montagne alla sua
vita eremitica. Carlo d'Angio' concesse molti privilegi al Clero che
torno' ad essere protagonista delle vicende. La pressione fiscale si
inaspri' con gli Angioini e la citta' decadde in uno stato di totale
indigenza. Nel trecento fu destinata a Raimondo Berengario, quindi a
Caterina d'Austria ed infine al duca di Calabria. Dopo lunghe lotte
contro gli Angioini nel 1442 presero il potere gli Aragonesi con
Alfonso d'Aragona. Agli inizi del cinquecento, sotto Carlo V, quando
tutto il contado del Molise era soggetto a feudatari, Isernia divenne
terra demaniale e sede della Cancelleria. Nel Seicento, sotto il
potere dei feudatari, dei nobili e degli amministrativi locali, la
popolazione precipito' nella miseria, e fu decimata da pestilenze e
carestie. Il potere rimase ai feudatari fino al 1743 quando, per una
legge spagnola, gli isernini acquistarono la propria citta'. Sul
finire del Settecento ci fu una ripresa economica nel settore
manifatturiero, medio-industriale dei tessuti, della carta e dei
laterizi. Nel 1806 Giuseppe Bonaparte, re di Napoli e Sicilia, divise
il regno in tredici province, suddivise a loro volta in distretti.
Isernia divenne sede di uno dei quattro distretti della provincia
della Capitanata. Successivamente il Contado del Molise, denominato
Provincia del Molise e i suoi comuni furono suddivisi in governi e
dodici dei quali entrarono a far parte del distretto di Isernia.

Emergenze Archeologiche.

Il territorio di Isernia presenta una notevole ricchezza di
preesistenze archeologiche, fin dalla piu' lontana preistoria. In
localita' la Pineta collocata ai limiti della contrada S. Spirito tra
il centro abitato e le prime colline del Molise, nel 1978 con l'avvio
dei lavori di costruzione della Superstrada Napoli-Vasto, fu scoperto
un giacimento, tuttora oggetto di scavi, risalente a circa 700.000
anni fa. La determinazione dell'eta' e' stata calcolata col metodo
del potassio/argon su cristalli di sanidino provenienti dai sedimenti
che ricoprono i reperti preistorici. Circostanze eccezionali hanno
favorito la buona conservazione dei reperti. L'insediamento infatti
era situato ai margini di un corso fluviale che, nelle stagioni
umide, esondava. Questi eventi e l'attivita' vulcanica hanno
contribuito a seppellire i reperti sotto un consistente strato di
sedimenti, proteggendoli. La buona conservazione quindi, ha
consentito di evidenziare strutture d'abitato, trarre dati relativi
al modo di vita e al comportamento dell'homo Erectus. Non sono stati
trovati, a tutt'oggi, resti umani ma strumenti in selce e ciottoli
calcarei lavorati che esso costruiva. E' stata comunque valutata
un'area di mq. 24.000 da esplorare. Non esistono in Europa,
giacimenti cosi' ricchi come quello di Isernia e comunque gli
accampamenti noti sono piu' recenti e con minori strumenti. Se non si
trovassero resti umani, non si conoscerebbe la struttura fisica
umana, ma resterebbe comunque certa la conoscenza sulle sue
attivita', sui suoi processi psichici, documentati dai resti di
caccia e dalle strutture d'abitato. Sono stati anche rinvenuti resti
di animal quali bisonti, elefanti, rinoceronti, ippopotami, orsi,
tutte specie diverse da quelle oggi esistenti. Sono stati trovati
anche rari resti di cervidi e caprioli, un solo reperto di dente
leonino, frammenti ossei di uccelli (fra questi il germano reale), di
piccoli roditori, di caparace, di tartarughe e di vertebre di pesci.
Le strutture ossee di alcuni animali sono state usate per la
realizzazione dei rifugi: e' stato individuato un pavimento di una
capanna composto da almeno dieci crani di bisonte; zanne di elefante
infisse al suolo costituivano i pali della struttura verticale
portante. Molte carcasse presentano delle fratture intenzionali
riconducibili all'attivita' dell'uomo, alle tecniche di sfruttamento
degli animali cacciati, al recupero di midollo per scopo alimentare.
Interessanti dati peleoecologici concordano a ricostruire attorno a
questo accampamento, un ambiente biologico a steppa e prateria
arborativa con momento climatico particolare, a due stagioni, una
umida di breve durata ed una molto piu' lunga ed arida: il fiume al
centro della storia evolutiva dell'uomo. L'indagine palinologica ha
consentito di affermare la prevalenza di graminacee e di piante
acquatiche: larici e tife. Poche le essenze arboree: qualche salice,
olmo, pioppo, platano, molto rari la quercia ed il pino. I reperti in
selce e calcare testimoniano l'alta capacita' di adattamento
dell'uomo a questo ambiente, gia' in una fase molto antica della
nostra storia. Quelli in selce sono molto numerosi, piccoli e spessi,
alcuni con bordo sinuoso e denticolato; quelli in calcare sono
ricavati da ciottoli di varie dimensioni. Elevato e' il numero di
manufatti di difficile classificazione. Nel luogo dell'importante
ritrovamento si sta realizzando il Museo Paleolitico da inserire in
una pianificazione piu' ampia di un parco archeologico, che colleghi
anche dal punto di vista paesaggistico, la citta' di Isernia con la
collina della Pineta. I resti di un importante sito sannitico
fortificato emergono presso la frazione di Castelromano, in una
posizione strategica tale da esercitare il controllo sulla valle del
Volturno collegato all'insieme dei sistemi difensivi noti del Sannio:
e' formato da tre cinte di mura in opera poligonale, dalle pendici
alla sommita' del Monte La Romana. Tale politica di controllo ebbe
come conseguenza l'inserimento di diversi sistemi produttivi, forme
piu' organizzate ed estensive di agricoltura e di pastorizia
transumante. Il territorio e' attraversato da un tracciato
tratturale, l'attuale «Pescasseroli-Candela», esteso per Km. 211.
Nella provincia di Isernia attraversa i territori di Rionero
Sannitico e Forli del Sannio prima di entrare, intersecando il Fiume
Vandra, nel territorio comunale di Isernia. Qui si inerpica sul Monte
Macerone, attraversandolo per un piccolissimo tratto, prima di
rientrare nel territorio d'Isernia. Nel registro "Tratturelli e
Riposi reintegrati in forza del Real Decreto - 9 ottobre 1826 -
Tenimento di Isernia - Tratturo Pescasseroli - Candela", e' rilevato
per segmenti tutto il tracciato del Tratturo in tale comune. Emerge
quindi che, attraversato il fosso La Rava, affluente del fiume Sordo,
il tratturo rientrava nel territorio di Isernia e seguiva il percorso
rettilineo occupato oggi dalla S.S. dell'Appennino Abruzzese fino ad
incrociare il fiume Sordo, in prossimita' dell'attuale abitato di
Isernia; attraverso un ponte, di cui oggi restano ancora delle tracce
(le spallette e un basolato sul greto del fiume, oggi Ponte S.
Leonardo), superava il corso d'acqua e piegava a destra; lungo
l'attuale tracciato di corso Garibaldi. All'altezza dell'attuale
Villa Comunale, che costituiva un riposo, il tratturo proseguiva in
direzione sud-ovest in localita' S. Spirito dove a ridosso
dell'attuale cimitero, e' ancora collocato un termine lapideo
contraddistinto dall'incisione «R.T.» (Regio Tratturo). Superava il
fiume Carpino seguendo un tracciato un po' tortuoso e proseguiva
attraverso il Colle della Croce, il Colle della Guardia (importante
riposo per l'agevole discesa verso la sponda del Carpino) la
localita' Fonte Salomone ed infine entrava nel comune di
Pettoranello. Quest'ultimo tratto e' tuttora in parte percorribile.
Il Tratturo attraversava quindi in senso nord-ovest sud-est gran
parte del territorio di Isernia in una situazione ambientale che
doveva garantire sicurezza e tranquillita' sia durante il percorso
che la sosta e doveva consentire e garantire la soddisfazione delle
tre esigenze fondamentali all'uomo e agli armenti: il movimento, la
sosta, l'alimentazione. Per questo, si snodava affiancando localita'
pianeggianti inerbate, presso sorgenti e corsi d'acqua, esposte a
mezzogiorno, I percorsi erano studiati minuziosamente: le aree di
sosta erano collocate a distanze regolari, i riposi (ampie zone di
tre, cinque ettari di estensione) in prossimita' di masserie, dove
venivano approntati gli stazzi.
L'acquedotto, importante struttura che tuttora attraversa il
territorio di Isernia, e' attribuito a data non anteriore al III sec.
a.C. Il suo percorso inizia in territorio di Miranda a Capo d'Acqua
in localita' S. Martino. Il primo tratto e' interrato fino al ponte
S. Leonardo alla confluenza fra i fiumi Rava e Sordo da cui prosegue
il suo percorso in galleria. Lineare nel tratto iniziale ed orientato
in senso nord-sud, piega, entrando nel territorio comunale di
Isernia, dapprima in direzione sud-ovest e quindi in direzione ovest.
Fuori terra il percorso si sviluppa per m. 1950 dal luogo di
captazione fino all'imbocco in galleria, segnalato dalla presenza di
dodici pozzi di ispezione e di cerazione. L'acqua si incanala in un
condotto (specus) che all'altezza dei pozzi (lumina) presenta volte
di laterizi disposti radialmente. Interventi di manutenzione non
hanno modificato ne' la struttura ne' il tracciato ricavato in un
terreno sedimentario, argilloso e instabile, ricco di falde acquifere
che nel tratto iniziale vengono captate in alcuni casi mediante
canali di drenaggio mentre in altri vengono deviate mediante
sbarramenti e canali efferenti. Per un tratto il corso del torrente
Rava si sovrappone al colmo interrato del condotto. Il percorso e'
evidenziato in superficie da strisce di terreno erboso non coltivato,
da alcuni cippi lapidei disposti ai margini della stessa area di
rispetto. Nelle vicinanze del pozzo n. 10 e' depositato fra cumuli di
materiale, un blocco lapideo di grandi dimensioni, di incerta
provenienza, forse appartenente ad un monumento funerario. Il tratto
in galleria evidenzia una serie di "lumina". La struttura terminale
dell'acquedotto, il castello di distribuzione delle acque (castellum
acquae), e' collocato a monte e all'esterno del perimetro difensivo
urbano.

Necropoli

Lungo le strade che si diramavano dalla citta' sono emerse
necropoli e sepolcri inseriti nelle proprieta' collettive di
Collegia, monumenti piu' complessi ornati talvolta da composizioni
scultoree che celebravano imprese e munificenze dei titolari.
Nell'agro a sud-ovest di Isernia la localita' Quadrella era nota fin
dal secolo scorso per il recupero di epigrafi e materiali
archeologici. Negli ultimi decenni sono emerse alcune strutture
relative ad una necropoli databile tra la tarda eta' repubblicana e
la prima eta' imperiale, oltre a numerose iscrizioni, cippi... Nel
1980, nelle immediate vicinanze, alla confluenza del fiume Sordo con
il Carpino, e' venuta alla luce una necropoli databile I-IV sec. D.
C. (eta' imperiale). Interessava una fascia di terreno stretta lungo
la strada romana. Presso la localita' Ravasecca sono emerse,
strutture relative a due edifici monumentali di eta' imperiale, che
prospettano sull'antico percorso stradale con affaccio a sud-est. Uno
dei due presenta un vano allungato con esedra e un ambiente
rettangolare adiacente. All'interno del primo vano furono rinvenute
delle urne cinerarie in pietra calcarea, conservate nel lapidario
locale. Un'epigrafe riporta la scritta "Conlegio fabrum Aeserninorum"
che ne attesta la pertinenza ad una corporazione di artigiani.
Dell'altro edificio, con alzate a tamburo cilindrico, resta il
basamento a pianta quadrangolare. Ad un chilometro a sud-ovest della
citta', alla confluenza del Sordo e del Carpino, fu scavata un'area
sepolcrale di eta' imperiale.

Ponte Giancanise.

Nei pressi della necropoli della Quadrella sul fiume Sordo sono
tuttora visibili, su sponde contrapposte, le spalle di un ponte ad un
fornice e le rampe di risalita, realizzate all'epoca per superare
l'accentuata sopraelevazione del ponte stesso rispetto al territorio
circostante. Le rampe delineano un tracciato stradale sinuoso. Da
documenti cartografici e archivistici risulta che la struttura ed il
tratto viario erano agibili ancora all'inizio dei secolo. Presso
l'Archivio Veneziale, infatti sono conservati due disegni, uno datato
1893, l'altro del 1907, rappresentato dopo il crollo, che evidenzia
le spalle rimaste in piedi. Poco distante dal ponte sono presenti i
resti del tempietto dedicato a Giano, da cui il toponimo Giancanese
(L'origine del culto risale alla tradizione latina) con il fronte
rivolto verso il fiume. I resti di un altro ponte sono visibili in
localita' S. Leonardo, a nord-est di Isernia sul fiume Sordo sul
tracciato del tratturo Pescasseroli-Candela. Sul greto del fiume
emergono tratti di basolato. In via S. Ippolito sono presenti
strutture termali di epoca imperiale: canalizzazioni, vasche, un vano
ad esedra.

Emergenze architettoniche.

Gli edifici piu' importanti sono concentrati nel centro storico,
all'interno delle mura. Corso Marcelli, l'antico decumano, lo
attraversa in tutta la sua estensione. Lungo il suo asse, da cui si
dipartono sui due lati, i caratteristici stretti vicoli, di tanto in
tanto si aprono degli slarghi su cui prospettano edifici di maggiore
connotazione architettonica.
Nonostante gli stravolgimenti del devastante terremoto del 1805 e
del bombardamento del 1943 l'antico centro ha mantenuto i suoi
caratteri: emerge la scansione a scacchiera romana con sovrapposti
interventi medioevali, rinascimentali ed ottocenteschi. Con l'ultimo
evento bellico sono state distrutte sostanzialmente due aree: la zona
della Concezione e la piazza A. d'Isernia. (antica area sacra).
Edifici ecclesiastici:
cattedrale (piazza A. d'Isernia). Dedicata a S. Pietro Apostolo,
sorge sui resti di un tempio italico che aveva l'ingresso su vico
Giobbe, dalla parte opposta dell'attuale ingresso. Del tempio italico
e' visibile una parte del podio risalente al II secolo a.C. lungo
Corso Marcelli. Altri resti risalenti al III secolo a.C. sono stati
riportati alla luce all'interno della chiesa e nel cortile
dell'adiacente Episcopio. Quest'ultimo fu danneggiato dal
bombardamento del 1943 e ricostruito poco dopo;
chiesa dell'Immacolata Concezione (piazza Celestino V). Risalente
ai secoli XII e XIII, fu distrutta dal terremoto del 1805. Fu
ricostruita nel 1852. Nel 1952 fu realizzato un portico sulla
facciata demolito qualche mese fa a seguito di interventi di restauro
effettuati dalla Soprintendenza del Molise;
chiesa di S. Chiara (piazza Fiume). Risalente al 1275 anno in cui
fu costruito anche il monastero delle Clarisse, non piu' esistente;
chiesa di S. Francesco (piazza Marconi). Secondo la tradizione fu
edificato nel 1267 da S. Francesco di Assisi, sui resti della chiesa
di S. Stefano risalente al 1222. E' annesso alla chiesa il convento
con chiostro;
chiesa dell'Assunta e convento di S. Maria delle Monache (Corso
Marcelli). La chiesa distrutta nel 1943 per un bombardamento,
evidenzia oggi caratteri risalenti al secolo X.. Nel cortile del
Monastero sono emerse delle strutture risalenti al 783 ma e'
probabile che gia' esistesse una struttura piu' antica. Nel secolo X
vennero effettuate delle trasformazioni ed edificato il campanile. A
quell'epoca risale la realizzazione del portale della chiesa. Nel
XVIII secolo subi' altre trasformazioni.
Eremo dei Santi Cosma e Damiano. Sorge su una collina a ridosso
del fiume Carpino. Fu costruito nel 1130 sulle preesistenze di un
tempio pagano dedicato al dio Priapo. Fu trasformato e restaurato nel
1523 e nel 1639.
Altre chiese «finirono per sempre» (Antonio Mattei - Storia di
Isernia V. III - Athena Mediterranea - Napoli 1978 pag. 361) a
seguito del terremoto del 1805: chiesa del Purgatorio,
dell'Annunziata, di S. Rocco, di S. Lucia, di S. Giuseppe, S. Maria
del Vicinato, S. Onofrio, S. Giacomo, S. Giovanni Battista. Isernia
ha conservato poi l'aspetto che le fu conferito con la ricostruzione
che si protrasse fino al 1860 circa. Col boom edilizio il centro si
e' espanso notevolmente in direzione est e nord. Tale fenomeno si e'
sempre piu' accentuato.

Palazzi.

Sono numerosi i palazzi rappresentativi:
palazzo Iadopi (piazza Carducci). Realizzato verso la fine del
secolo XVIII, fu restaurato nella seconda meta' del secolo XX;
palazzo Cimorelli-Belfiore (piazza Carducci);
palazzo Marinelli Perpetua (corso Marcelli);
palazzo Mancini-Belfiore (piazza A. D'Isernia) impostato su
preesistenze romane;
palazzo dell'Universita' (via Mazzini). Costruito sui resti della
chiesa di S. Paolo (XIII secolo), collegato alla Cattedrale mediante
un camminatoio soprastante ad un arco;
palazzo Cimorelli (via Mazzini);
palazzo Pecori-Veneziale. Costruito nel XVIII secolo nell'area
occupata dalla porta di Giove. Danneggiato dal sisma del 1805 fu
ricostruito nel XIX secolo;
palazzo Milano (via Mazzini);
palazzo Pansini-Clemente (corso Marcelli). Fu costruito
all'inizio del Novecento sui resti della chiesa quattrocentesca
dell'Annunziata di cui conserva due affreschi nei locali commerciali
del piano terra;
palazzo D'Avalos-Laurelli (il Palazzotto) (piazza Trento e
Trieste). Costruito sopra gli edifici di un'insula romana risale al
1649. Fu danneggiato dal sisma del 1805;
palazzo De Lellis-Petrecca (piazza Marconi). Edificato sui resti
di una domus romana, fu costruito su progetto di carlo Vanvitelli,
figlio di Luigi, nella seconda meta' del settecento.

La fontana Fraterna.

Opera molto significatica, fu costruita con i resti di monumenti
trecenteschi e con lapidi e lastroni di epoca romana. Ampliata nel
1935 fu parzialmente demolita dai bombardamenti dell'ultima guerra ed
in seguito ricostruita per anastilosi.

Stabilimento balneare di acqua sulfurea.

Costruito nel 1892 dai signori De Masi in contrada Acqua Zolfa a
due chilometri e mezzo dall'abitato su una sorgente di acqua sulfurea
che ivi scaturisce fin dall'antichita'. Nel 1898 dagli stessi De Masi
fu costruito un albergo. Il complesso, compresa l'area verde
circostante versa attualmente in uno stato di totale abbandono,
nonostante la costante emissione di acqua sorgiva.

Ponti ottocenteschi.

Trattasi di due ardite opere di ingegneria di fine ottocento di
notevole impatto ambientale.
Il ponte della "Prece" iniziato nel 1892 e completato nel 1895 fu
intitolato al chimico molisano Antonio Cardarelli. Supera il fiume
Sordo mediante un sistema di arcate a due ordini sovrapposti
immettendo la S.S. Venafrana a sud del centro storico, nei pressi
dell'ospedale.
Il ponte della ferrovia della linea Caianello-lsernia lungo circa
un chilometro e mezzo, sul fiume Carpino, fu costruito ad oriente del
centro storico, in contrada S. Spirito. Costituito da 44 arcate,
ognuna di m. 10 di luce, superava le due sponde mediante una travata
metallica di m. 60. L'ingegnere progettista si chiamava Narciso
Frosali che mori' senza vedere compiuta la sua opera. La travata in
ferro collegava due piloni in pietra superando l'orrido del fiume e
al passaggio della piu' pesante locomotiva avrebbe dovuto subire, al
centro un movimento di flessione di pochi millimetri. Pare che,
all'atto delle prove, tale tolleranza fosse stata lievemente superata
di qualche millimetro in piu'. L'ing. Frosali, ne rimase turbato a
tal punto da togliersi la vita. Pare dunque che la prima vittima dei
lavori di costruzione del ponte fu proprio il suo progettista, che
volle rimanere sepolto accanto alla sua mastodontica opera. Difatti
il cimitero di Isernia e' situato sotto quel ponte, dove ancora oggi
una stele spezzata a meta' ricorda «la storia di un uomo e di un
ponte». (Gianni Trivellino - Le ferrovie del Molise - Cosmo Iannone
editore...). ll colossale ponte che ad Isernia raggiunge la quota di
m. 474 s.l.m., fu fatto saltare dai tedeschi dopo nove tentativi di
bombardamenti effettuati dagli anglo-americani con lo scopo di
ritardare l'avanzata americana su Roma. La stessa sorte tocco' al
viadotto stradale Cardarelli. I lavori di ripristino iniziarono nel
febbraio 1948 e furono portati a termine nel gennaio 1953. Fu
sostituita la travata metallica con un'unica imponente arcata in
cemento armato.
Come gia' accennato, le emergenze archeologiche ed architettoniche
sono concentrate nel centro storico e nei suoi dintorni fatta
eccezione per la fortezza Sannitica di Castel Romano e del Tratturo
che attraversava gran parte del territorio isernino compreso il
settore orientale dell'abitato, quello ottocentesco Se ne
rintracciano pochi segni: il termine "R.T." presso il cimitero di S.
Spirito ma notevoli documenti storici che ne descrivono
dettagliatamente il percorso e ne riportano graficamente il suo
andamento. E' verso questa direzione, quella di provenienza dei
Tratturo, che si e' orientata l'espansione dell'Isernia attuale,
direzione gia' sperimentata dagli armenti e dagli uomini che li
seguivano lungo le piste erbose, nei pressi di corsi d'acqua, laddove
il terreno era piu' agevole ed i venti meno impetuosi. L'analisi del
carattere della regione isernina ha evidenziato che l'abitato
costituisce il fulcro di un paesaggio mutevole, ricco e variato,
caratterizzato da monti, colli, pianure... la citta' in cui si
inserisce la vita giornaliera dell'uomo con le sue molteplici
attivita' che si svolgono nelle case, nelle strade, nelle piazze,
spettatrici del vivere quotidiano. Il centro storico, appare oggi
circondato da una cinta di edifici priva di una precisa identita'.
In passato, distruggere una citta' significava ritornare alla
natura... Il vecchio centro, assediato e aggredito pericolosamente
dalla massa caotica degli edifici che dopo l'ultimo conflitto bellico
e' andata via via proliferando, distruggendo quanto di vitale era
sopravvissuto nei secoli ai saccheggi e alle catastrofi, e' rimasto
isolato e allontanato per sempre da quel sistema di articolazioni
spaziali e tessuti naturali e contestuali. Da gran parte della citta'
nuova non e' piu' visibile ne' percettibile alcun elemento del
sistema collinare che ascende verso i monti del Matese e delle
Mainarde. La particolare conformazione dello sperone roccioso su cui
la vecchia Isernia era sorta cercando riparo dagli attacchi nemici,
per effetto dei suoi profili inospitali che precipitano verso i due
profondi solchi del Sordo e del Carpino, ha consentito di mantenere
la sua iniziale funzione protettiva, questa volta dall'assalto della
proliferazione caotica urbana. Continua ad emergere, fasciata da un
manto di vegetazione e protetta da un fossato. Oltre i fiumi appare
l'area di espansione, caratterizzata da estrema densita', poi la
periferia che tende gradualmente ad occupare la campagna. E' questo
l'attuale paesaggio. Ogni epoca storica ha avuto il proprio paesaggio
e la propria idea di paesaggio che ha trovato alcune grandi sintesi
nelle raffigurazioni pittoriche. Oggi con questo termine si definisce
non solo l'idea di natura e campagna ma anche e forse principalmente
quella di citta'. Si citano alcuni esempi di interpretazioni date in
varie epoche:
"Paesaggio: una veduta o una prospettiva di uno scenario naturale
interno di un paese, tale da poter essere colto con uno sguardo da un
punto di vista». (Oxford Englisch Dictionary, 1725).
"Il paesaggio comprende in se' uno spettro di scale, raramente e'
autonomo e chiuso in se stesso come un edificio, anzi e' continuo,
collegato ad altri paesaggi lontani in virtu' del movimento
dell'aria, della terra, dell'acqua e degli organismi viventi,
compreso l'uomo. Il paesaggio e' anche dinamico, evolve continuamente
nel tempo" (Anne Whiston Spirn 1988).
"Un paesaggio e' costituito piu' da processi che da luoghi. La
vera essenza del paesaggio comporta interazione e integrazione».
(Frederick Stenner, 1998).
"Tutto e' paesaggio... e ogni paesaggio e' una forma di
civilizzazione, un unione di naturale e di culturale, nello stesso
tempo volontario e spontaneo, ordinato e caotico, ...ente banale...
L'equilibrio e' la civilizzazione... Lucien Kroll, 1999).
"Pesaggio e' un'entita' relativa e dinamica in cui natura e
societa', sguardo e ambiente sono in costante interazione». (Berque
1994).
Il concetto di paesaggio e' quindi cambiato: quello attuale e'
l'espressione dell'organizzazione sociale ed economica: parla di noi.
Le politiche paesistiche si estendono ormai a tutto il territorio:
l'effetto urbano si diffonde sul paesaggio rurale, fluviale, montano,
annullando la secolare distinzione fra citta' e campagna, fra centro
e periferia. Emergono nuovi paesaggi, quelli della dispersione
insediativa, della città-regione, delle infrastrutture. Nella
Convenzione Europea del Paesaggio, il Consiglio d'Europa 2000 cosi'
si esprimeva: "La presente Convenzione... riguarda gli spazi
naturali, urbani e periurbani... Concerne sia i paesaggi che possono
essere considerati eccezionali, sia i paesaggi della vita quotidiana,
sia i paesaggi degradati".
E' in questi termini che va considerata la citta' come un organismo
naturale, fatto dall'uomo per l'uomo. Non si puo' piu' giudicare il
paesaggio come si fa per un quadro, un parco. Esso e' un'idea piu'
complessa, e' un ambiente di vita, non un semplice oggetto dello
sguardo. La "cornice non esiste piu': in primo piano sono gli oggetti
che compongono il paesaggio e le loro interrelazioni, un sistema di
ecosistemi collegati dalle infrastrutture che devono anch'esse essere
curate e attrezzate in quanto e' dalla griglia di autostrade, strade
e sentieri che fruiamo del paesaggio.
"La mia idea di scultura e' una strada. Una strada non si rivela
in o da un particolare punto di vista. Le strade appaiono e
scompaiono, dobbiamo viaggiare su di esse. Ma non possediamo affatto
un unico punto di vista, se non un punto di vista mobile, che si
muove lungo di essa". (Carl Andre, 1996).Gli svincoli autostradali
iniziano ad essere chiamati «paesaggi delle infrastrutture».
Si snodano sul territorio, attraversano pianure, perforano colline
e montagne, collegando paesi e citta', interrelazionando le azioni
dei fattori naturali a quelle umane, cosi' come accadeva con gli
antichi acquedotti romani, con i valli, con le grandi muraglie, con i
ponti .... elementi tutti che nei secoli, hanno assistito al sorgere
e al tramontare del sole, hanno subito le aggressioni del tempo e
dell'uomo, sono morte e risorte piu' volte e giacciono ora,
recuperate dalla natura, a suscitare misteriose suggestioni.»
Visto il verbale n. 9 del comitato tecnico-scientifico per il
paesaggio nella seduta del 16 luglio 2018 che ha ribadito la
necessita' di perfezionare la proposta in questione:
"(...). Il Comitato all'unanimita' ritiene di esprimersi
favorevolmente sulla fondatezza, sotto il profilo tecnico-scientifico
delle motivazioni alla base delle proposte e dunque in merito
all'opportunita' che l'Amministrazione proceda al loro
perfezionamento (...)";
Vista la nota protocollo n. 1786 del 24 luglio 2018 con la quale il
segretariato regionale per il Molise ha provveduto a trasmettere
informativa al comune di Isernia del fatto che il Ministero sta
procedendo al perfezionamento del suindicato provvedimento di
dichiarazione di notevole interesse pubblico;
Tenuto conto che, come si evince dal verbale della riunione del 1°
agosto 2018, la commissione regionale per il patrimonio culturale,
convocata con nota del segretario regionale, esaminata la
documentazione suddetta dalla quale si deducono le valenze
paesaggistiche e storico-culturali dei luoghi, oggetto del
riconoscimento di notevole interesse pubblico per l'ambito
paesaggistico in argomento, e riscontrando la permanenza dei suddetti
valori, ha confermato per intero le valutazioni dell'allora
soprintendenza Bap-Psad;
Considerato l'obbligo, da parte dei proprietari, possessori o
detentori a qualsiasi titolo degli immobili ed aree ricompresi
nell'ambito paesaggistico di cui sia stato dichiarato il notevole
interesse pubblico, di non distruggere i suddetti immobili ed aree,
ne' di introdurvi modificazioni che rechino pregiudizio ai valori
paesaggistici oggetto di protezione, e di presentare alla regione o
all'ente da essa delegato la richiesta di autorizzazione di cui
all'art. 146 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 riguardo
agli interventi modificativi dello stato dei luoghi che intendano
intraprendere, salvo i casi di esonero da detto obbligo previsti
dall'art. 149 del medesimo decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42
e dall'art. 2 del decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio
2017, n. 31
;
Considerato che il MiBAC e la Regione Molise hanno da poco
sottoscritto il protocollo d'intesa in data 25 gennaio 2018 per
l'elaborazione del piano paesaggistico regionale ai sensi dell'art.
135 comma 1, in attuazione delle disposizioni di cui agli articoli
135 e 143 del decreto legislativo n. 42/2004, nonche' il disciplinare
di attuazione in data 27 marzo 2018, e che durante la redazione dello
stesso si valuteranno tutte le prescrizioni d'uso del territorio in
funzione degli specifici ambiti paesaggistici;
Ritenuto pertanto, l'intero territorio del Comune di Isernia
presenta notevole interesse pubblico ai sensi e per gli effetti
dell'art. 136,comma 1, lettera c) e d) del citato decreto legislativo
n. 42/2004
;

Decreta:

L'intero territorio del Comune di Isernia, cosi' come indicato
nell'allegata cartografia che costituisce parte integrante del
presente decreto assieme alla proposta di cui alla nota protocollo n.
4976 del 10 aprile 2003, e' dichiarato di notevole interesse pubblico
ai sensi dell'art. 136 comma 1, lettera c) e d) del decreto
legislativo 22 gennaio 2004, n. 42
ed e' quindi sottoposto ai vincoli
e alle prescrizioni contenute nella parte terza del medesimo decreto
legislativo.
Nel corso del procedimento formativo del nuovo piano paesaggistico,
durante il quale sono assicurate le forme di partecipazione di cui
all'art. 144 del decreto legislativo 42/2004, verranno valutate tutte
le considerazioni e osservazioni utili alla definizione delle
modalita' di uso del territorio, ivi comprese quelle succitate del
Comune di Isernia e delle associazioni di categoria.
Il presente provvedimento sara' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
della Repubblica italiana e nel Bollettino Ufficiale della Regione
Molise.
Ai sensi e per gli effetti dell'art. 141, comma 4, del decreto
legislativo 42 del 22 gennaio 2004, la soprintendenza archeologia
belle arti e paesaggio del Molise provvedera' a che copia della
Gazzetta Ufficiale contenente il presente decreto venga affissa ai
sensi e per gli effetti dell'art. 140, comma 4 del medesimo decreto
legislativo 42 del 22 gennaio 2004, e dell'art. 12 del regolamento 3
giugno 1940 n. 1357, all'albo pretorio del Comune di Isernia e che
copia della Gazzetta Ufficiale stessa, con relative cartografie,
venga depositata presso i competenti uffici del suddetto comune.
Avverso il presente atto e' ammessa proposizione di ricorso
giurisdizionale avanti al tribunale amministrativo regionale
competente per territorio o, a scelta dell'interessato, avanti al
Tribunale Amministrativo Regionale del Molise secondo le modalita' di
cui alla legge 6 dicembre 1971 n. 1034 come modificata dalla legge 21
luglio 2000, n. 205
, ovvero e' ammesso ricorso straordinario al Capo
dello Stato, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 24
novembre 1971, n. 1199, rispettivamente entro sessanta e centoventi
giorni dalla data di avvenuta notificazione del presente atto.

Isernia, 2 agosto 2018

Il presidente della commissione
Il segretario regionale
Campagnolo

----------

Avvertenza:

Il testo integrale del decreto, comprensivo di tutti gli allegati
e della planimetria, e' pubblicato sul sito del segretariato
regionale del MiBAC per il Molise all'indirizzo
www.molise.beniculturali.it nella sezione Amministrazione
Trasparente.


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