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RUSSO C.
CIRCA LA CONTINUAZIONE FRA DELITTI E CONTRAVVENZIONI
(Nota a Cass. pen. sez. un. 26 novembre 1997)
in Il Foro italiano, 1999, fasc. 6  pag. 404 - 405
(Bibliografia: a pié di pagina o nel corpo del testo)

Con questa sentenza le sezioni unite affrontano il tema del reato continuato al fine di dirimere alcune oscillazioni ermeneutiche tuttora presenti. Duplice l'oggetto della sentenza: da un lato confermare il principio secondo cui nell'individuazione della violazione più grave tra reati commessi nell'esecuzione di un medesimo disegno criminoso occorre fare riferimento ad un criterio valutativo di tipo astratto e non già concreto, col risultato che il delitto è sempre più grave della contravvenzione; dall'altro evidenziare come il principio logico-giuridico dell'accoglimento della teoria dell'unitarietà del reato continuato a fini sanzionatori, già recepito dalle sezioni unite, sia rappresentato dall'impossibilità di frazionare la pena irrogabile in due porzioni di diverso genere, ma sia viceversa da applicare un'unica pena attraverso l'aumento proporzionale di quella prevista per il reato di base, mediante la riconduzione ad un unico comun denominatore in forza dei criteri di ragguaglio forniti dall'art. 135 c.p.. Richiamata così, in generale, la sentenza, l' A. ne analizza il percorso argomentativo, anche alla luce di giurisprudenza e dottrina.

Fonti

  • Codice penale art. 133
  • Codice penale art. 135
  • Codice penale art. 515
  • Codice penale art. 56
  • Codice penale art. 81
  • d.p.r. 23 agosto 1982, n. 777 art. 2
  • d.p.r. 23 agosto 1982, n. 777 art. 3
  • Disposizioni di attuazione del codice di procedura penale art. 187

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