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Alfonso Roberto
LE DICHIARAZIONI DEI COLLABORATORI DELLA GIUSTIZIA NEI PROCESSI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA
in Diritto penale e processo, 1999, fasc. 11  pag. 1327 - 1330
(Bibliografia: a pié di pagina o nel corpo del testo)

L'A. richiama il dibattito politico e le polemiche che, in occasione di importanti processi di criminalità organizzata, ha investito l'uso strumentale delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, considerato una delle cause di un processo "non giusto". L'A. replica affermando che dall'osservatorio giudiziario della Direzione Nazionale Antimafia risulta che, dopo l'approvazione del nuovo art. 513 c.p.p., i collaboratori di giustizia, tranne rarissimi casi, si sono sempre presentati a dibattimento e hanno reso dichiarazioni in contraddittorio con gli imputati, senza sottrarsi al controesame, che è rigorosamente incalzante e molto incisivo. L'A. si propone quindi di verificare in quale rapporto si ponga l'acquisizione e l'utilizzo delle dichiarazioni dei collaboratori della giustizia rispetto ai principi del giusto processo, alla luce della sentenza della Corte Costituzionale 2 novembre 1998, n. 361 e dei disegni di legge costituzionali finalizzati all'inserimento nella Carta costituzionale di norme che enuncino i principi cui il processo penale dovrebbe ispirarsi, a tutela dei diritti inviolabili dei cittadini.

Fonti

  • C. Cost. 2 novembre 1998, n. 361
  • Codice di procedura penale art. 210
  • Codice di procedura penale art. 513
  • Costituzione art. 111

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