Rossi Francesco
CONDIZIONE UNILATERALE E OPZIONE: LA SUPREMA CORTE NON RICONOSCE UNA SUA "CREATURA"?
(Nota a Cass. sez. II civ. 25 febbraio 1998, n. 2017)
in Giustizia civile, 1999, fasc. 10 pag. 2811 - 2821
(Bibliografia: a pié di pagina o nel corpo del testo)
La Cassazione classifica come opzione la clausola contrattuale che riconosce la facoltà al destinatario di un'offerta di vendita di rinunciare all'acquisto in virtù della differenza in eccesso tra prezzo richiesto e valore di mercato dei beni oggetto della transazione. Nella pronuncia viene, inoltre, riconosciuta la natura di responsabilità precontrattuale al comportamento dell'opzionario che, dopo la stipulazione del contratto di opzione, faccia ragionevolmente sorgere nella controparte l'affidamento nel perfezionamento del contratto definitivo, quando, invece, non ha l'intenzione di perfezionarlo, responsabilità che potrà essere fatta valere in giudizio solo se il ricorrente abbia avanzato una apposita domanda di accertamento. L'A. respinge la tesi che ravvisa nella fattispecie concreta la previsione di una facoltà di recesso riconosciuta in capo all'acquirente o un contratto di compravendita sottoposto a condizione risolutiva. Rifiuta, in oltre, la tesi secondo cui il contratto avrebbe dovuto concludersi per facta concludentia ex art 1327 c.c., non riscontrando, nella fattispecie sottoposta al vaglio della Corte, i presupposti per l'applicazione di questa norma. l'A. critica, in particolare, la Corte per non aver valutato il fatto che la facoltà riconosciuta all'acquirente di porre nel nulla gli effetti del contratto viene meno nel caso in cui l'evento causale ipotizzato dalle parti, quale condizione sospensiva per l'efficacia della compravendita, si realizzi. L'A. svolge, infine, qualche considerazione critica sulla limitazione della responsabilità riconosciuta dalla Corte in capo all'acquirente.
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